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L’inadempienza di Adamo ed Eva

8. La cosiddetta caduta dell’uomo

75:8.1

Adamo ed Eva caddero dal loro stato superiore di filiazione materiale alla bassa condizione dell’uomo mortale. Ma questa non fu la caduta dell’uomo. La razza umana è stata elevata malgrado le conseguenze immediate dell’errore adamico. Anche se il piano divino del dono della razza viola ai popoli di Urantia fallì, le razze mortali hanno tratto enorme profitto dal contributo limitato che Adamo ed i suoi discendenti portarono alle razze di Urantia.

75:8.2

Non c’è stata alcuna “caduta dell’uomo”. La storia della razza umana è un’evoluzione progressiva, ed il conferimento adamico ha lasciato i popoli del mondo grandemente migliorati rispetto alla loro condizione biologica precedente. Le stirpi superiori di Urantia contengono ora dei fattori ereditari derivati da almeno quattro fonti distinte: andonita, sangik, nodita e adamica.

75:8.3

Adamo non dovrebbe essere considerato come la causa di una maledizione sulla razza umana. Anche se egli fallì nell’esecuzione del piano divino, anche se trasgredì il suo patto con la Deità, anche se lui e la sua compagna furono veramente degradati allo status di creature, nonostante tutto ciò il loro apporto alla razza umana contribuì molto al progresso della civiltà su Urantia.

75:8.4

Nel valutare i risultati della missione adamica sul vostro mondo, la giustizia esige che si riconosca la condizione del pianeta. Adamo fu posto di fronte ad un compito quasi disperato quando, con la sua bella compagna, fu trasportato da Jerusem su questo mondo oscuro e confuso. Ma se avessero seguito il consiglio dei Melchizedek e dei loro associati, e se fossero stati più pazienti, essi alla fine avrebbero avuto successo. Ma Eva ascoltò la propaganda insidiosa per la libertà personale e l’indipendenza planetaria nell’agire. Essa fu indotta a fare un esperimento con il plasma vitale dell’ordine materiale di filiazione, nel senso che permise a questa fiducia vivente di mescolarsi prematuramente con quella dell’ordine già misto del modello originale dei Portatori di Vita, che era stato precedentemente combinato con quello degli esseri riproduttori un tempo aggregati al personale del Principe Planetario.

75:8.5

Nel corso di tutta la vostra ascensione al Paradiso non guadagnerete mai niente tentando impazientemente di aggirare il piano divino stabilito per mezzo di scorciatoie, d’invenzioni personali o di altri espedienti per migliorare la via della perfezione, verso la perfezione e per la perfezione eterna.

75:8.6

Tutto sommato probabilmente non c’è mai stato in nessun pianeta di Nebadon un fallimento della saggezza più scoraggiante. Ma non c’è da sorprendersi che questi passi falsi avvengano negli affari degli universi in evoluzione. Noi facciamo parte di una creazione gigantesca e non è strano che non tutto vada alla perfezione; il nostro universo non è stato creato perfetto. La perfezione è la nostra meta eterna, non la nostra origine.

75:8.7

Se questo fosse un universo meccanicistico, se la Prima Grande Sorgente e Centro fosse soltanto una forza e non anche una personalità, se tutta la creazione fosse un’immensa aggregazione di materia fisica dominata da leggi precise caratterizzate da azioni dell’energia invariabili, allora la perfezione potrebbe prevalere anche senza che lo status dell’universo fosse completato. Non ci sarebbe alcun dissenso; non ci sarebbe alcuna frizione. Ma nel nostro universo in evoluzione di perfezione e d’imperfezione relative noi ci rallegriamo che siano possibili dissensi e malintesi, perché in tal modo si evidenzia il fatto e l’azione della personalità nell’universo. E se la nostra creazione è un’esistenza dominata dalla personalità, allora potete essere certi della possibilità della sopravvivenza, del progresso e della realizzazione della personalità; noi possiamo avere fiducia nella crescita, nell’esperienza e nell’avventura della personalità. Quale glorioso universo in quanto è personale e progressivo, non semplicemente meccanico oppure passivamente perfetto!

75:8.8

[Presentato da Solonia, la serafica “voce nel Giardino”.]


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