Al centro del tempio del Giardino Van piantò l’albero della vita a lungo custodito, le cui foglie erano destinate alla “guarigione delle nazioni” ed i cui frutti l’avevano così a lungo sostentato sulla terra. Van sapeva bene che Adamo ed Eva sarebbero dipesi anch’essi da questo dono di Edentia per il mantenimento della loro vita una volta che fossero apparsi su Urantia in forma materiale.
Nelle capitali dei sistemi i Figli Materiali non hanno bisogno dell’albero della vita per la loro sussistenza. Solo nella ripersonalizzazione planetaria essi dipendono da questo complemento per l’immortalità fisica.
L’ “albero della conoscenza del bene e del male” può essere una figura retorica, una designazione simbolica che copre una moltitudine di esperienze umane, ma l’ “albero della vita” non era un mito; esso era reale e per lungo tempo fu presente su Urantia. Quando gli Altissimi di Edentia approvarono la nomina di Caligastia come Principe Planetario di Urantia e quella dei cento cittadini di Jerusem come suo personale amministrativo, inviarono sul pianeta per mezzo dei Melchizedek un arbusto di Edentia, e questa pianta divenne l’albero della vita su Urantia. Questa forma di vita non intelligente è propria delle sfere capitali delle costellazioni e si trova anche sui mondi capitale degli universi locali e dei superuniversi come pure sulle sfere di Havona, ma non sulle capitali dei sistemi.
Questa superpianta immagazzinava certe energie dello spazio che erano antidoti agli elementi che producevano l’invecchiamento dell’esistenza animale. Il frutto dell’albero della vita agiva come una batteria di accumulatori superchimici, liberando misteriosamente, quando lo si mangiava, la forza dell’universo prolungatrice della vita. Tale forma di sostentamento era assolutamente inutilizzabile dagli esseri evoluzionari normali di Urantia, ma era specificamente utile ai cento membri materializzati del personale di Caligastia ed ai cento Andoniti modificati che avevano fornito il loro plasma vitale al gruppo del Principe e che, in ricambio, avevano ricevuto quel complemento vitale che consentiva loro di utilizzare il frutto dell’albero della vita per un prolungamento indefinito della loro esistenza altrimenti mortale.
Durante il regno del Principe l’albero cresceva nel suolo del cortile centrale circolare del tempio del Padre. Allo scoppio della ribellione esso fu ripiantato, a partire dal ceppo centrale, da Van e dai suoi associati, nel loro accampamento temporaneo. Questo arbusto di Edentia fu successivamente portato nel loro rifugio sugli altopiani, dove servì a Van e ad Amadon per più di centocinquantamila anni.
Quando Van ed i suoi associati prepararono il Giardino per Adamo ed Eva trapiantarono l’albero di Edentia nel Giardino di Eden dove, ancora una volta, crebbe in un cortile centrale circolare di un altro tempio del Padre. E Adamo ed Eva mangiavano periodicamente il suo frutto per il mantenimento della loro forma duale di vita fisica.
Quando i piani del Figlio Materiale furono sconvolti, ad Adamo e alla sua famiglia non fu permesso di portar via il ceppo dell’albero dal Giardino. Allorché i Noditi invasero Eden fu detto loro che sarebbero divenuti come “dei se avessero mangiato del frutto dell’albero”. Con loro grande sorpresa lo trovarono incustodito. Essi mangiarono abbondantemente i suoi frutti per anni, ma ciò non procurò loro alcun effetto. Essi erano tutti mortali materiali del regno; erano privi della dotazione che agisce come complemento dei frutti dell’albero. Essi s’infuriarono per la loro incapacità di beneficiare dell’albero della vita e, in occasione di una delle loro guerre intestine, il tempio e l’albero furono entrambi distrutti dal fuoco; solo il muro di pietra sussisté fino a quando il Giardino fu successivamente sommerso. Questo fu il secondo tempio del Padre ad essere distrutto.
Ed ora tutta l’umanità di Urantia deve seguire il corso naturale della vita e della morte. Adamo, Eva, i loro figli ed i figli dei loro figli, unitamente ai loro associati, perirono tutti nel corso del tempo, divenendo in tal modo soggetti al piano d’ascensione dell’universo locale, in cui la risurrezione sui mondi delle dimore segue la morte fisica.