Nelle ere passate una guerra accanita provocava cambiamenti sociali e facilitava l’adozione di nuove idee quali non sarebbero avvenuti per sviluppo naturale in diecimila anni. Il prezzo terribile pagato per questi vantaggi certi portati dalla guerra era che la società regrediva temporaneamente allo stato selvaggio; la ragione civilizzata doveva abdicare. La guerra è una medicina potente, molto costosa e molto pericolosa; mentre guarisce spesso certi disordini sociali, talvolta uccide il paziente, distrugge la società.
La costante necessità della difesa nazionale crea molti nuovi ed avanzati aggiustamenti sociali. La società gode oggi del beneficio di una lunga serie d’innovazioni utili che furono inizialmente solo militari e deve alla guerra anche la danza, la cui forma primitiva fu un esercizio militare.
La guerra ha avuto un valore sociale per le civiltà del passato perché:
1. Imponeva disciplina, obbligava alla cooperazione.
2. Premiava la forza d’animo ed il coraggio.
3. Favoriva e rafforzava il nazionalismo.
4. Distruggeva i popoli deboli e inadatti.
5. Sopprimeva l’illusione di uguaglianza primitiva e stratificava selettivamente la società.
La guerra ha avuto un indubbio valore evolutivo e selettivo, ma come la schiavitù essa deve essere un giorno abbandonata mentre la civiltà lentamente progredisce. Le guerre antiche favorivano i viaggi e le relazioni culturali; questi scopi sono ora meglio serviti dai sistemi moderni di trasporto e di comunicazione. Le guerre antiche rafforzavano le nazioni, le lotte moderne invece sconvolgono la cultura civilizzata. Le guerre antiche provocavano la decimazione dei popoli inferiori; il risultato netto dei conflitti moderni è la distruzione selettiva dei migliori ceppi umani. Le guerre di un tempo favorivano l’organizzazione e l’efficienza, ma queste sono ora divenute gli scopi dell’industria moderna. Durante le ere passate la guerra era un fermento sociale che faceva progredire la civiltà; questo risultato viene ora meglio conseguito con l’ambizione e l’invenzione. Le guerre antiche sostenevano il concetto di un Dio delle battaglie, ma all’uomo moderno è stato insegnato che Dio è amore. La guerra ha servito molti scopi utili nel passato, è stata un’impalcatura indispensabile nella costruzione della civiltà, ma sta andando rapidamente verso la bancarotta culturale—è incapace di produrre dividendi di guadagni sociali commisurati in qualche modo alle perdite terribili che accompagnano la sua invocazione.
Una volta i medici credevano nel salasso come cura per numerose malattie, ma da allora hanno scoperto rimedi migliori per la maggior parte di questi disturbi. Allo stesso modo il salasso internazionale della guerra deve fare posto alla scoperta di metodi migliori per guarire i mali delle nazioni.
Le nazioni di Urantia sono già impegnate nella lotta gigantesca tra il militarismo nazionalista e l’industrialismo, e sotto molti aspetti questo conflitto è analogo alla lotta secolare tra i pastori-cacciatori ed i coltivatori. Ma se l’industrialismo vuole trionfare sul militarismo deve evitare i pericoli che lo accerchiano. I pericoli dell’industria nascente su Urantia sono:
1. La forte tendenza al materialismo, la cecità spirituale.
2. Il culto del potere della ricchezza, il travisamento dei valori.
3. I vizi del lusso, l’immaturità culturale.
4. I crescenti pericoli dell’indolenza, l’insensibilità al servizio.
5. La crescita di un’indesiderabile mollezza razziale, di un deterioramento biologico.
6. La minaccia di una schiavitù industriale standardizzata, di una stagnazione della personalità. Il lavoro è nobilitante, ma la monotonia inebetisce.
Il militarismo è autocratico e crudele—selvaggio. Esso promuove l’organizzazione sociale tra i conquistatori ma disintegra i vinti. L’industrialismo è più civilizzato e dovrebbe essere portato avanti in modo da promuovere l’iniziativa e da incoraggiare l’individualismo. La società dovrebbe favorire l’originalità in ogni modo possibile.
Non commettete l’errore di glorificare la guerra; discernete piuttosto quello che essa ha fatto per la società in modo che possiate individuare più esattamente ciò che i suoi sostituti devono fornire affinché il progresso della civiltà continui. Se non vengono forniti questi sostituti adeguati, allora potete essere certi che la guerra proseguirà a lungo.
L’uomo non accetterà mai la pace come metodo normale di vita prima di essere stato del tutto e ripetutamente convinto che la pace è quanto di meglio esista per il suo benessere materiale; non l’accetterà mai prima che la società abbia saggiamente fornito dei sostituti pacifici per la soddisfazione della tendenza innata di dare periodicamente libero corso ad un impulso collettivo destinato a liberare quelle emozioni ed energie a lungo accumulate, proprie delle reazioni di autopreservazione delle razze umane.
Ma, almeno incidentalmente, la guerra dovrebbe essere onorata come scuola di esperienza che ha costretto una razza d’individualisti arroganti a sottomettersi ad un’autorità altamente concentrata—ad un capo esecutivo. La guerra alla vecchia maniera selezionava gli uomini per natura eminenti come capi; la guerra moderna invece non fa più questo. Per scoprire dei leader la società deve ora rivolgersi alle conquiste pacifiche: industria, scienza e realizzazioni sociali.