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Fascicolo 70
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L’evoluzione del governo umano

1. La genesi della guerra

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La guerra è lo stato e l’eredità naturale dell’uomo in evoluzione; la pace è il metro sociale che misura l’avanzamento della società. Prima della parziale socializzazione delle razze in progresso l’uomo era eccessivamente individualista, estremamente malfidente ed incredibilmente litigioso. La violenza è la legge della natura, l’ostilità è la reazione automatica dei figli della natura, mentre la guerra non è che queste stesse attività proseguite collettivamente. E dovunque ed ogniqualvolta il tessuto della civiltà è sottoposto a tensioni dalle complicazioni dell’avanzamento della società, c’è sempre un ritorno immediato e rovinoso a questi antichi metodi di composizione violenta delle irritazioni in seno alle interassociazioni umane.

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La guerra è una reazione animalistica ai malintesi e alle irritazioni; la pace accompagna la soluzione civile di ogni problema e difficoltà. Le razze Sangik, così come gli Adamiti ed i Noditi degenerati successivamente, erano tutti bellicosi. Gli Andoniti appresero presto la regola d’oro, ed ancor oggi i loro discendenti Eschimesi vivono in larga misura secondo questo codice; i costumi sono ben radicati tra di loro ed essi sono relativamente esenti da antagonismi violenti.

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Andon insegnò ai suoi figli a risolvere le loro dispute facendo colpire a ciascuno un albero con un bastone, imprecando nel contempo contro l’albero; il primo il cui bastone si rompeva era il vincitore. Gli Andoniti successivi usavano regolare le loro dispute facendo un’esibizione pubblica in cui gli avversari si schernivano e si ridicolizzavano vicendevolmente, mentre l’uditorio designava il vincitore per acclamazione.

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Ma un fenomeno come la guerra non poteva apparire prima che la società si fosse sufficientemente evoluta per sperimentare effettivamente periodi di pace e sanzionare le pratiche di guerra. Il concetto stesso di guerra implica un certo grado di organizzazione.

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Con l’apparizione dei raggruppamenti sociali l’irritazione individuale cominciò a fondersi nei sentimenti del gruppo, e ciò favorì la tranquillità all’interno delle tribù, ma a spese della pace tra le tribù stesse. La pace fu così goduta prima all’interno del gruppo, o della tribù, che detestava e odiava sempre gli esterni al gruppo, gli stranieri. L’uomo primitivo considerava lodevole versare sangue straniero.

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Ma anche questo non funzionò all’inizio. Quando i primi capi tentarono di appianare i malintesi, trovarono spesso necessario, almeno una volta l’anno, autorizzare combattimenti con pietre nell’ambito della tribù. Il clan si divideva in due gruppi ed ingaggiava una battaglia che durava un giorno intero. E ciò per nessun’altra ragione che quella di divertirsi; essi amavano veramente battersi.

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La guerra sussiste perché l’uomo è umano, si è evoluto da un animale, e tutti gli animali sono bellicosi. Tra le prime cause di guerra ci furono:

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1. La fame, che portò a razzie di cibo. La penuria di terre ha sempre portato alla guerra, e durante queste lotte le prime tribù pacifiche furono praticamente sterminate.

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2. La scarsità di donne—un tentativo per alleviare una carenza di aiuto domestico. Il ratto delle donne ha sempre provocato guerre.

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3. La vanità—il desiderio di esibire il valore della tribù. I gruppi superiori combattevano per imporre il loro modo di vivere ai popoli inferiori.

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4. Gli schiavi—il bisogno di reclutare mano d’opera.

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5. La vendetta costituiva motivo di guerra quando una tribù credeva che una tribù vicina avesse causato la morte di uno dei suoi membri. Il periodo di lutto proseguiva fino a quando fosse stata riportata una testa. La guerra di vendetta fu ritenuta giusta fino a tempi relativamente moderni.

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6. Il passatempo—dai giovani di questi tempi antichi la guerra era considerata come una ricreazione. Se non c’era un pretesto valido e sufficiente per scatenare una guerra, quando la pace diveniva opprimente, le tribù vicine avevano l’abitudine di fare delle battaglie semiamichevoli per lanciarsi in una scorreria a titolo di divertimento, per godere di una finta battaglia.

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7. La religione—il desiderio di convertire ad un culto. Le religioni primitive approvavano tutte la guerra. Solo in tempi recenti la religione ha cominciato a disapprovare la guerra. Disgraziatamente il clero antico era di solito alleato con il potere militare. Nel tempo, una delle grandi misure a favore della pace è stato il tentativo di separare la Chiesa dallo Stato.

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Le tribù antiche facevano sempre la guerra su richiesta dei loro dei, su ordine dei loro capi o dei loro stregoni. Gli Ebrei credevano in un certo “Dio delle battaglie” e la narrazione della loro incursione sui Madianiti è un racconto tipico della crudeltà atroce delle antiche guerre tribali. Questo attacco, con il massacro di tutti i maschi e l’uccisione successiva di tutti i figli maschi e di tutte le donne che non erano vergini, avrebbe fatto onore ai costumi di un capo tribù di duecentomila anni prima. E tutto ciò fu compiuto nel “nome del Signore Dio d’Israele”.

70:1.16

Questo è il racconto dell’evoluzione della società—la soluzione naturale dei problemi delle razze—poiché è l’uomo che elabora il proprio destino sulla terra. Tali atrocità non sono istigate dalla Deità, nonostante la tendenza degli uomini ad attribuirne la responsabilità ai loro dei.

70:1.17

La misericordia militare è stata lenta a manifestarsi nell’umanità. Anche quando una donna, Debora, governò gli Ebrei, persisté la stessa crudeltà di massa. Il suo generale, dopo la vittoria sui Gentili, fece “passare tutto l’esercito a fil di spada; non ne fu risparmiato nemmeno uno”.

70:1.18

Molto presto nella storia della razza s’impiegarono armi avvelenate. Furono praticati tutti i tipi di mutilazioni. Saul non esitò a reclamare cento prepuzi di Filistei come dote che Davide doveva pagare per sua figlia Mical.

70:1.19

Le prime guerre furono combattute tra intere tribù, ma più tardi, quando due individui di differenti tribù avevano una disputa, si battevano a duello i due disputanti invece di combattere le due tribù. Anche tra due eserciti divenne costume puntare tutto sull’esito di un combattimento tra un rappresentante scelto da ciascuna delle parti, come avvenne nel caso di Davide e Golia.

70:1.20

Il primo miglioramento della guerra consisté nel catturare prigionieri. In seguito le donne furono esentate dalle ostilità, cui seguì il riconoscimento di non belligeranti. Si svilupparono ben presto caste militari ed eserciti permanenti per stare al passo con la crescente complessità dei combattimenti. A tali guerrieri fu presto proibito unirsi alle donne, e le donne avevano cessato da lungo tempo di combattere, benché avessero sempre nutrito e curato i soldati e li avessero incitati a battersi.

70:1.21

La pratica di dichiarare guerra rappresentò un grande progresso. Queste dichiarazioni dell’intenzione a battersi denotarono il raggiungimento di un senso di lealtà, e questo fu seguito dallo sviluppo graduale delle regole della guerra “civilizzata”. Molto presto divenne costume non combattere vicino ai luoghi religiosi, e più tardi ancora di non battersi in certi giorni sacri. Poi venne il riconoscimento generale del diritto d’asilo; i rifugiati politici ricevettero protezione.

70:1.22

In tal modo la guerra si evolvé gradualmente dalla primitiva caccia all’uomo al sistema un po’ più regolato delle nazioni “civilizzate” più recenti. Ma l’atteggiamento sociale di amicizia rimpiazzò solo lentamente quello d’inimicizia.


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