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Fascicolo 70
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L’evoluzione del governo umano

10. L’evoluzione della giustizia

70:10.1

La giustizia naturale è una teoria elaborata dall’uomo; non è una realtà. In natura la giustizia è puramente teorica, totalmente fittizia. La natura fornisce un solo tipo di giustizia—la conformità inevitabile dei risultati alle cause.

70:10.2

La giustizia, com’è concepita dall’uomo, significa far valere i propri diritti ed è stata perciò una questione di evoluzione progressiva. Il concetto di giustizia può ben essere parte costitutiva di una mente dotata di spirito, ma non scaturisce all’esistenza in forma compiuta nei mondi dello spazio.

70:10.3

L’uomo primitivo attribuiva tutti i fenomeni ad una persona. Nel caso della morte di un selvaggio non ci si chiedeva che cosa l’avesse ucciso ma chi. L’omicidio accidentale non era quindi riconosciuto e nella punizione di un crimine il motivo del criminale non era assolutamente preso in considerazione; il giudizio si basava sul danno causato.

70:10.4

Nelle società più primitive l’opinione pubblica agiva direttamente; non c’era bisogno di ufficiali della legge. Non c’era riservatezza nella vita primitiva. I vicini di un uomo erano responsabili della sua condotta; da qui il loro diritto di ficcare il naso nei suoi affari personali. La società era regolata secondo la teoria che l’insieme dei membri del gruppo doveva interessarsi al comportamento di ogni individuo e, in una certa misura, vigilare su di esso.

70:10.5

Si credette molto presto che gli spiriti amministrassero la giustizia tramite gli stregoni ed i sacerdoti; ciò fece dei membri di questi ordini i primi investigatori ed ufficiali della legge. I loro primi metodi per scoprire un crimine consistevano nel sottoporre a prove di veleno, di fuoco e di tortura. Queste prove selvagge non erano niente più che rozze tecniche d’arbitrato; esse non necessariamente sistemavano una disputa con giustizia. Per esempio: quando si somministrava un veleno, se l’accusato vomitava era ritenuto innocente.

70:10.6

L’Antico Testamento riporta una di queste ordalie, una prova di colpevolezza coniugale: se un uomo sospettava sua moglie di essergli infedele, la portava dal sacerdote ed esponeva i suoi sospetti, dopo di che il sacerdote preparava un intruglio composto di acqua benedetta e di spazzatura del pavimento del tempio. Dopo un’adeguata cerimonia, comprendente maledizioni minacciose, alla moglie accusata era fatta bere la disgustosa pozione. Se essa era colpevole “l’acqua che causa la maledizione entrerà in lei e diverrà amara, ed il suo ventre si gonfierà e le sue cosce imputridiranno, e la donna sarà maledetta tra il suo popolo”. Se per caso una donna riusciva ad ingoiare questa bevanda immonda senza mostrare sintomi d’indisposizione fisica era assolta dalle accuse fatte dal suo marito geloso.

70:10.7

Questi metodi atroci di scoperta dei crimini furono praticati in un’epoca o in un’altra da quasi tutte le tribù in evoluzione. Il duello è una sopravvivenza moderna del giudizio per mezzo di ordalie.

70:10.8

Non c’è da meravigliarsi che gli Ebrei ed altre tribù semicivilizzate abbiano praticato queste tecniche primitive di amministrazione della giustizia tremila anni fa, ma è più sorprendente che uomini dotati di raziocinio abbiano successivamente inserito questi resti di barbarie nelle pagine di una raccolta di scritti sacri. Una semplice riflessione dovrebbe rendere evidente che nessun essere divino ha mai dato ai mortali istruzioni così inique concernenti la scoperta ed il giudizio di supposte infedeltà coniugali.

70:10.9

La società adottò ben presto il metodo di ritorsione per mezzo di rappresaglie: occhio per occhio, vita per vita. Tutte le tribù in evoluzione riconobbero questo diritto di vendetta cruenta. La vendetta divenne lo scopo della vita primitiva, ma da allora la religione ha grandemente modificato queste prime pratiche tribali. Gli insegnanti della religione rivelata hanno sempre proclamato: “ ‘La vendetta spetta a me’, dice il Signore.” Le uccisioni per vendetta nei tempi primitivi non erano tanto diverse dagli assassini che si commettono oggi sotto il pretesto della legge non scritta.

70:10.10

Il suicidio era un modo comune di rappresaglia. Se un uomo non riusciva a vendicarsi durante la vita, moriva nella convinzione che avrebbe potuto tornare come spirito per sfogare la sua collera contro il suo nemico. E poiché questa credenza era molto diffusa, la minaccia di suicidarsi sulla soglia di un nemico era normalmente sufficiente per portarlo a patti. L’uomo primitivo non teneva in gran conto la vita; il suicidio per delle inezie era comune, ma gli insegnamenti dei Dalamatiani ridussero grandemente questa usanza, mentre in tempi più recenti il tempo libero, le comodità, la religione e la filosofia si sono alleate per rendere la vita più piacevole e più desiderabile. Gli scioperi della fame sono tuttavia un’analogia moderna di questo antico metodo di ritorsione.

70:10.11

Una delle prime espressioni della legge tribale avanzata concerneva la gestione della contesa cruenta come un affare della tribù. Ma è strano constatare come anche allora un uomo poteva uccidere sua moglie senza essere punito purché avesse interamente pagato il prezzo del suo acquisto. Gli odierni Eschimesi, tuttavia, lasciano ancora che la pena per un crimine, anche per un omicidio, sia decretata e somministrata dalla famiglia lesa.

70:10.12

Un altro progresso fu l’imposizione di ammende per la violazione di tabù, il provvedimento di sanzioni. Queste ammende costituirono le prime entrate pubbliche. La pratica di pagare “il denaro del sangue” entrò anch’essa in voga come sostituto della vendetta cruenta. Tali danni venivano di solito pagati in donne o in bestiame; ci volle molto tempo prima che fossero stabilite come punizione di un crimine delle reali ammende, delle compensazioni in denaro. E poiché l’idea di punizione era essenzialmente una compensazione, tutte le cose, inclusa la vita umana, finirono per avere un prezzo che poteva essere pagato come indennizzo. Gli Ebrei furono i primi ad abolire la pratica di pagare il prezzo del sangue. Mosè insegnò che non dovevano “accettare alcun risarcimento per la vita di un assassino colpevole d’avere ucciso; egli sarà certamente messo a morte”.

70:10.13

La giustizia fu dunque esercitata prima dalla famiglia, poi dal clan e successivamente dalla tribù. L’amministrazione della vera giustizia data dal momento in cui la vendetta fu tolta ai gruppi privati ed imparentati e affidata al gruppo sociale, allo Stato.

70:10.14

Una volta bruciare vivo qualcuno come punizione era una pratica corrente. Tale pratica era ammessa da molti antichi governanti, inclusi Hammurabi e Mosè; quest’ultimo ordinò che molti crimini, in particolare quelli gravi di natura sessuale, fossero puniti bruciando il colpevole sul rogo. Se “la figlia di un sacerdote” o di un altro cittadino eminente si dava alla prostituzione pubblica, era costume degli Ebrei “bruciarla col fuoco”.

70:10.15

Il tradimento—la “vendita” o il tradimento dei membri della propria tribù—fu il primo crimine capitale. Il furto di bestiame era universalmente punito con un’esecuzione sommaria, ed anche recentemente il furto di cavalli è stato punito allo stesso modo. Ma con il passare del tempo s’imparò che la severità della punizione non era un deterrente così importante per il crimine quanto la sua certezza e rapidità.

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Quando una società non punisce i crimini, il rancore del gruppo si afferma di solito sotto forma di linciaggio; l’istituzione di santuari fu un modo per sfuggire a questa improvvisa collera collettiva. Il linciaggio e il duello rappresentano il rifiuto dell’individuo di delegare la riparazione privata allo Stato.


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