Lungo la valle di questo piccolo torrente Giovanni costruì non meno di una dozzina di ripari in pietra e di recinti per la notte, costituiti da pietre accatastate da dove poteva sorvegliare e proteggere il suo gregge di pecore e di capre. La vita di Giovanni come pastore gli lasciava molto tempo per pensare. Egli parlava molto con Ezda, un ragazzo orfano di Bet-zur, che egli aveva in un certo senso adottato e che custodiva il gregge quando egli andava ad Hebron per far visita a sua madre e per vendere delle pecore, ed anche quando si recava ad Engaddi per i servizi del sabato. Giovanni ed il ragazzo vivevano molto semplicemente, nutrendosi di carne di pecora, di latte di capra, di miele selvatico e di locuste commestibili di quella regione. Questo, che era il loro normale regime alimentare, era completato da provviste portate di tanto in tanto da Hebron e da Engaddi.
Elisabetta teneva Giovanni informato degli affari della Palestina e del mondo, ed egli era sempre più profondamente convinto che si stesse rapidamente avvicinando il momento in cui il vecchio ordine di cose sarebbe finito; che egli sarebbe divenuto l’araldo dell’approssimarsi di una nuova era, “il regno dei cieli”. Questo rozzo pastore aveva una grande predilezione per gli scritti del profeta Daniele. Egli aveva letto migliaia di volte la descrizione di Daniele della grande immagine che Zaccaria gli aveva detto rappresentare la storia dei potenti regni del mondo, cominciando con la Babilonia, poi la Persia, la Grecia ed infine Roma. Giovanni percepiva che Roma era già composta di popoli e razze talmente poliglotte che non avrebbe mai potuto diventare un impero fortemente cementato e fermamente consolidato. Egli pensava che Roma fosse già allora divisa in Siria, Egitto, Palestina ed altre province; e poi lesse ancora che “al tempo di questi re il Dio del cielo stabilirà un regno che non sarà mai distrutto. E questo regno non sarà lasciato ad altro popolo ma farà a pezzi e consumerà tutti questi regni e sussisterà per sempre”. “E gli fu dato dominio e gloria ed un regno perché tutti i popoli, nazioni e lingue lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non finirà, ed il suo regno non sarà mai distrutto.” “Ed il regno e il dominio e la grandezza del regno sotto il cielo intero saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo, il cui regno è un regno eterno, e tutti i domini lo serviranno e gli obbediranno.”
Giovanni non fu mai capace di elevarsi completamente al di sopra della confusione prodotta da quanto aveva ascoltato dai suoi genitori su Gesù e dai brani che aveva letto nelle Scritture. In Daniele lesse: “Ho avuto delle visioni notturne, ed ho visto uno simile al Figlio dell’Uomo venire sulle nubi del cielo, e gli veniva dato il dominio e la gloria ed un regno.” Ma queste parole del profeta non collimavano con quello che i suoi genitori gli avevano insegnato. Nemmeno il suo colloquio con Gesù in occasione della sua visita all’età di diciotto anni corrispondeva con queste affermazioni delle Scritture. Nonostante questa confusione, durante tutto il periodo delle sue perplessità sua madre lo assicurò che il suo lontano cugino, Gesù di Nazaret, era il vero Messia, che era venuto per sedere sul trono di Davide e che lui (Giovanni) sarebbe divenuto il suo preannunciatore ed il suo principale sostegno.
A motivo di tutto ciò che aveva sentito dire del vizio e della perversità di Roma e della dissolutezza ed aridità morale dell’Impero, e da quanto seppe sulle cattive azioni di Erode Antipa e dei governatori della Giudea, Giovanni era incline a credere che la fine dell’era fosse imminente. Sembrava a questo rude e nobile figlio della natura che il mondo fosse maturo per la fine dell’era dell’uomo e per l’aurora dell’era nuova e divina—il regno dei cieli. Nel cuore di Giovanni cresceva la sensazione che egli sarebbe stato l’ultimo dei vecchi profeti ed il primo dei nuovi. Ed egli vibrava tutto sotto l’impulso crescente di andare a proclamare a tutti gli uomini: “Pentitevi! Mettetevi in regola con Dio! Siate pronti per la fine; preparatevi per l’apparizione dell’ordine nuovo ed eterno delle cose terrene, il regno dei cieli.”