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La religione nell’esperienza umana

5. Conversione e misticismo

100:5.1

Il mondo è pieno di anime perdute, non perdute in senso teologico, ma perdute in senso direzionale, erranti nella confusione tra le dottrine ed i culti di un’era filosofica frustrata. Troppo poche hanno imparato a stabilire una filosofia di vita al posto dell’autorità religiosa. (I simboli della religione socializzata non devono essere disprezzati come canali di crescita, benché il letto del fiume non sia il fiume.)

100:5.2

La progressione della crescita religiosa conduce, attraverso il conflitto, dalla stagnazione alla coordinazione, dall’insicurezza ad una fede incrollabile, dalla confusione della coscienza cosmica all’unificazione della personalità, dall’obiet-tivo temporale a quello eterno, dalla schiavitù della paura alla libertà della filiazione divina.

100:5.3

Si deve chiarire che le professioni di fedeltà agli ideali supremi—la consapevolezza psichica, emotiva e spirituale di avere coscienza di Dio—possono essere una crescita naturale e graduale o possono talvolta essere sperimentate, in certe congiunture, come in una crisi. L’apostolo Paolo fece proprio l’esperienza di una tale conversione improvvisa e spettacolare quel giorno memorabile sulla strada di Damasco. Gautama Siddharta ebbe un’esperienza simile la notte in cui sedeva da solo e cercava di penetrare il mistero della verità ultima. Molte altre persone hanno avuto esperienze simili e molti credenti sinceri sono progrediti in spirito senza una conversione improvvisa.

100:5.4

La maggior parte degli spettacolari fenomeni associati alle cosiddette conversioni religiose sono interamente di natura psicologica, ma di tanto in tanto avvengono delle esperienze che sono anche di origine spirituale. Quando la mobilitazione mentale è assolutamente totale su un qualunque livello dell’espansione psichica verso la realizzazione spirituale, quando esiste la perfezione della motivazione umana di fedeltà all’idea divina, allora si verifica molto spesso un’improvvisa discesa dello spirito interiore per cogliere il proposito concentrato e consacrato della mente supercosciente del mortale credente e per sincronizzarsi con lui. Sono queste esperienze di unificazione dei fenomeni intellettuali e spirituali che costituiscono la conversione, la quale consiste in fattori che oltrepassano le implicazioni puramente psicologiche.

100:5.5

Ma l’emozione da sola è una falsa conversione; si deve avere fede come pure sentimento. Nella misura in cui tale mobilitazione psichica è parziale ed in cui la motivazione della fedeltà umana è incompleta, l’esperienza della conversione sarà altrettanto una realtà mista intellettuale, emotiva e spirituale.

100:5.6

Se si è disposti a riconoscere, come ipotesi pratica di lavoro, l’esistenza di una mente teorica subcosciente nella vita intellettuale altrimenti unificata, allora, per essere coerenti, si dovrebbe ipotizzare l’esistenza di un regno simile e corrispondente di attività intellettuale ascendente quale livello supercosciente, la zona di contatto diretto con l’entità spirituale interiore, l’Aggiustatore di Pensiero. Il grande pericolo in tutte queste speculazioni psichiche è che le visioni ed altre cosiddette esperienze mistiche, assieme ai sogni straordinari, possano essere considerate comunicazioni divine alla mente umana. In passato degli esseri divini si sono rivelati a certe persone che conoscevano Dio, non a causa delle loro estasi mistiche o delle loro visioni morbose, ma in assenza di tutti questi fenomeni.

100:5.7

Contrariamente alla ricerca della conversione, il migliore approccio alle zone morontiali di possibile contatto con l’Aggiustatore di Pensiero sarebbe per mezzo della fede vivente e dell’adorazione sincera, la preghiera fervente e disinteressata. Nel complesso, una parte eccessiva dell’affiorare dei ricordi dai livelli inconsci della mente umana è stata considerata a torto come rivelazione divina e come direttiva spirituale.

100:5.8

Esiste un grande pericolo associato alla pratica abituale del sognare religioso ad occhi aperti; il misticismo può diventare una tecnica per sfuggire alla realtà, benché talvolta sia stato un mezzo di comunione spirituale autentica. Brevi periodi di ritiro dalla scena attiva della vita possono non presentare seri pericoli, ma l’isolamento prolungato della personalità è molto sconsigliabile. In nessuna circostanza dovrebbe essere coltivato lo stato di coscienza visionaria tipo estasi come esperienza religiosa.

100:5.9

Le caratteristiche dello stato mistico sono una propagazione della coscienza con vivide isole di attenzione focale operante su di un intelletto relativamente passivo. Tutto ciò fa gravitare la coscienza verso il subconscio piuttosto che in direzione della zona di contatto spirituale, il superconscio. Molti mistici hanno spinto la loro dissociazione mentale fino al livello di manifestazioni mentali anormali.

100:5.10

L’atteggiamento più sano della meditazione spirituale si trova nell’adorazione riflessiva e nella preghiera di ringraziamento. La comunione diretta con il proprio Aggiustatore di Pensiero, quale si è prodotta negli ultimi anni della vita incarnata di Gesù, non deve essere confusa con queste cosiddette esperienze mistiche. I fattori che contribuiscono all’inizio della comunione mistica sono indicativi del pericolo di tali stati psichici. Lo stato mistico è favorito da fattori quali: fatica fisica, digiuno, dissociazione psichica, intense esperienze estetiche, vividi impulsi sessuali, paura, ansietà, furore e danze sfrenate. Molti fenomeni risultanti da tale preparazione preliminare hanno la loro origine nella mente subcosciente.

100:5.11

Per quanto favorevoli possano essere state le condizioni per dei fenomeni mistici, si deve comprendere con chiarezza che Gesù di Nazaret non ricorse mai a tali metodi per comunicare con il Padre del Paradiso. Gesù non aveva né allucinazioni subcoscienti né illusioni supercoscienti.


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