Mosè era una straordinaria combinazione di capo militare, di organizzatore sociale e di maestro religioso. Egli fu il più importante singolo insegnante e capo nel mondo tra l’epoca di Machiventa e quella di Gesù. Mosè tentò d’introdurre in Israele molte riforme di cui non resta alcuna traccia scritta. Nello spazio di una sola vita umana egli portò l’orda poliglotta di cosiddetti Ebrei fuori dalla schiavitù e da un vagabondaggio incivile ponendo le fondamenta della nascita successiva di una nazione e della perpetuazione di una razza.
C’è così poco di registrato della grande opera di Mosè perché gli Ebrei non avevano una lingua scritta al tempo dell’esodo. Le testimonianze dei tempi e degli atti di Mosè furono derivate dalle tradizioni ancora esistenti più di mille anni dopo la morte di questo grande capo.
Molti dei progressi che apportò Mosè alla religione degli Egiziani e delle tribù levantine circostanti furono dovuti alle tradizioni kenite del tempo di Melchizedek. Senza l’insegnamento di Machiventa ad Abramo ed ai suoi contemporanei, gli Ebrei sarebbero usciti dall’Egitto in un’ignoranza sconfortante. Mosè e suo suocero, Jetro, riunirono i residui delle tradizioni del tempo di Melchizedek, e questi insegnamenti, uniti alla cultura degli Egiziani, guidarono Mosè nella creazione della religione e del rituale perfezionati degli Israeliti. Mosè era un organizzatore; egli scelse il meglio della religione e dei costumi dell’Egitto e della Palestina, e associando queste pratiche alle tradizioni degli insegnamenti di Melchizedek, organizzò il sistema cerimoniale ebraico di adorazione.
Mosè credeva nella Provvidenza; egli era stato completamente contagiato dalle dottrine dell’Egitto concernenti il controllo soprannaturale del Nilo e degli altri elementi della natura. Egli aveva una grande visione di Dio, ma era totalmente sincero quando insegnava agli Ebrei che, se accettavano di obbedire a Dio, “Egli vi amerà, vi benedirà e vi moltiplicherà. Moltiplicherà il frutto del vostro ventre ed il frutto della vostra terra—il frumento, il vino, l’olio ed i vostri armenti. Prospererete al di sopra di tutti i popoli, ed il Signore Dio vostro allontanerà da voi ogni malattia e non v’infliggerà alcuna delle piaghe maligne dell’Egitto”. Egli disse anche: “Ricordatevi del Signore Dio vostro, perché è lui che vi dà il potere di ottenere la ricchezza.” “Voi presterete a molte nazioni, ma non prenderete a prestito. Regnerete su molte nazioni, ma esse non regneranno su di voi.”
Ma era veramente penoso osservare questa grande mente di Mosè tentare di adattare il suo concetto sublime di El Elyon, l’Altissimo, alla comprensione degli Ebrei ignoranti ed illetterati. Ai suoi capi riuniti egli tuonava: “Il Signore Dio vostro è un Dio unico; non ve ne sono altri all’infuori di lui”; mentre alla moltitudine mista domandava: “Chi è simile al vostro Dio tra tutti gli dei?” Mosè oppose una resistenza coraggiosa e parzialmente riuscita contro i feticci e l’idolatria, dichiarando: “Voi non avete visto alcuna figura il giorno in cui il vostro Dio vi parlò ad Horeb da mezzo al fuoco.” Egli proibì anche di fare immagini di qualunque tipo.
Mosè aveva paura di proclamare la misericordia di Yahweh, preferendo ispirare soggezione al suo popolo con il timore della giustizia di Dio, dicendo: “Il Signore Dio vostro è il Dio degli Dei, il Signore dei Signori, un grande Dio, un Dio potente e terribile, che non ha riguardi per gli uomini.” Ed inoltre egli cercò di controllare i clan turbolenti quando dichiarò che “il vostro Dio uccide quando gli disobbedite; guarisce e dona la vita quando gli obbedite”. Ma Mosè insegnò a queste tribù che sarebbero divenute il popolo eletto di Dio solo a condizione che “osservassero tutti i suoi comandamenti e obbedissero a tutte le sue leggi”.
Durante questi primi tempi fu insegnato poco agli Ebrei sulla misericordia di Dio. Essi appresero che Dio era “l’Onnipotente; il Signore è un guerriero, il Dio delle battaglie, glorioso in potere, che fa a pezzi i suoi nemici”. “Il Signore Dio vostro cammina in mezzo al campo per liberarvi.” Gli Israeliti credevano che il loro Dio li amasse, ma anche che “avesse indurito il cuore del Faraone” e “maledetto i loro nemici”.
Anche se Mosè presentò fugaci barlumi di una Deità universale e benevolente ai figli d’Israele, nel complesso il loro concetto corrente di Yahweh era quello di un Dio poco migliore degli dei tribali dei popoli circostanti. Il loro concetto di Dio era primitivo, rozzo ed antropomorfico; quando Mosè morì, queste tribù beduine tornarono rapidamente alle idee semibarbare dei loro antichi dei dell’Horeb e del deserto. La visione più ampia e più sublime di Dio che Mosè presentò di tanto in tanto ai suoi comandanti fu presto persa di vista, mentre la maggioranza del popolo tornò all’adorazione dei suoi vitelli d’oro feticci, simbolo di Yahweh dei mandriani palestinesi.
Quando Mosè passò il comando degli Ebrei a Giosuè, aveva già riunito migliaia di discendenti collaterali di Abramo, di Nahor, di Lot e di altre tribù imparentate e li aveva radunati in una nazione di guerrieri pastorali capaci di mantenersi ed in parte di regolarsi da soli.