L’evoluzione e l’elevazione dell’insegnamento di Mosè hanno influenzato quasi la metà del mondo e continuano ancora a farlo nel ventesimo secolo. Mentre Mosè comprendeva la filosofia religiosa egiziana più avanzata, gli schiavi beduini conoscevano poco di questi insegnamenti, ma essi non avevano mai dimenticato del tutto il dio del Monte Horeb, che i loro antenati avevano chiamato Yahweh.
Mosè aveva sentito parlare degli insegnamenti di Machiventa Melchizedek sia da suo padre che da sua madre; la loro comunione di credenza religiosa spiega l’unione insolita tra una donna di sangue reale ed un uomo di una razza prigioniera. Il suocero di Mosè era un Kenita adoratore di El Elyon, ma i genitori dell’emancipatore credevano in El Shaddai. Mosè fu dunque allevato come un El Shaddaista; sotto l’influenza di suo suocero egli divenne un El Elyonista; e al tempo in cui gli Ebrei si accamparono presso il Monte Sinai dopo la fuga dall’Egitto, egli aveva formulato un nuovo e più ampio concetto della Deità (derivato da tutte le sue credenze antecedenti), che decise saggiamente di proclamare al suo popolo come concetto ampliato del loro antico dio tribale, Yahweh.
Mosè si era sforzato d’insegnare a questi Beduini l’idea di El Elyon, ma prima di lasciare l’Egitto si era convinto che essi non avrebbero mai compreso pienamente questa dottrina. Perciò decise intenzionalmente di adottare come compromesso il loro dio tribale del deserto quale solo ed unico dio dei suoi seguaci. Mosè non insegnò specificamente che altri popoli e nazioni non potevano avere altri dei, ma sostenne risolutamente che Yahweh era al di sopra di tutti, specialmente per gli Ebrei. Ma egli fu sempre afflitto dalla imbarazzante situazione di dover presentare la sua nuova idea superiore della Deità a questi schiavi ignoranti sotto l’apparenza dell’antico termine Yahweh, che era sempre stato simbolizzato dal vitello d’oro delle tribù beduine.
Il fatto che Yahweh fosse il dio degli Ebrei in fuga spiega perché essi si fermarono così a lungo davanti alla montagna sacra del Sinai e perché ricevettero là i Dieci Comandamenti che Mosè promulgò nel nome di Yahweh, il dio dell’Horeb. Durante questo lungo soggiorno davanti al Sinai i cerimoniali religiosi del nuovo culto ebraico in evoluzione furono ulteriormente perfezionati.
Non sembra che Mosè sarebbe mai riuscito ad istituire il suo culto cerimoniale relativamente evoluto ed a tenere uniti i suoi seguaci per un quarto di secolo se non fosse stato per la violenta eruzione dell’Horeb durante la terza settimana del loro soggiorno di adorazione alla sua base. “La montagna di Yahweh fu consumata nel fuoco, ed il fumo saliva come il fumo di una fornace, e tutta la montagna tremava grandemente.” Considerato questo cataclisma, non è sorprendente che Mosè abbia potuto imprimere nei suoi fratelli l’insegnamento che il loro Dio era “potente, terribile, un fuoco divoratore, spaventoso ed onnipotente”.
Mosè proclamò che Yahweh era il Signore Dio d’Israele, che aveva scelto gli Ebrei come suo popolo eletto. Egli stava costruendo una nuova nazione e nazionalizzò saggiamente i suoi insegnamenti religiosi, dicendo ai suoi seguaci che Yahweh era un tiranno crudele, un “Dio geloso”. Ma cercò nondimeno di ampliare il loro concetto di divinità insegnando loro che Yahweh era il “Dio degli spiriti di tutta l’umanità” e dicendo loro: “Il Dio eterno è il tuo rifugio, e al di sotto vi sono le braccia eterne.” Mosè insegnò che Yahweh era un Dio che rispettava i patti; che egli “non vi abbandonerà, non vi distruggerà né dimenticherà il patto dei vostri padri, perché il Signore vi ama e non dimenticherà il giuramento che fece ai vostri padri".
Mosè fece uno sforzo eroico per elevare Yahweh alla dignità di una Deità suprema quando lo presentò come il “Dio della verità e senza iniquità, giusto e retto in tutte le sue vie”. Eppure, malgrado questo insegnamento elevato, la comprensione limitata dei suoi compagni rese necessario parlare di Dio come fosse ad immagine dell’uomo, come fosse soggetto a crisi di collera, d’indignazione e di severità, ed anche che fosse vendicativo e facilmente influenzabile dalla condotta degli uomini.
Grazie agli insegnamenti di Mosè questo dio tribale della natura, Yahweh, divenne il Signore Dio d’Israele che li seguì attraverso il deserto ed anche in esilio, dove fu subito concepito come il Dio di tutti i popoli. La cattività successiva che asservì gli Ebrei a Babilonia liberò infine il concetto in evoluzione di Yahweh per fargli assumere il ruolo monoteista di Dio di tutte la nazioni.
L’aspetto più straordinario e rimarchevole della storia religiosa degli Ebrei concerne questa continua evoluzione del concetto di Deità dal dio primitivo del Monte Horeb, attraverso gli insegnamenti dei loro capi spirituali successivi, fino all’alto livello di sviluppo descritto nelle dottrine sulla Deità degli Isaia, che proclamarono il concetto magnifico del Padre Creatore amorevole e misericordioso.