Gli insegnamenti di Amenemope stavano lentamente perdendo la loro presa sulla mente egiziana quando, grazie all’influenza di un medico salemita egiziano, una donna della famiglia reale aderì agli insegnamenti di Melchizedek. Questa donna persuase suo figlio Ikhnaton, Faraone d’Egitto, ad accettare queste dottrine di un Dio Unico.
Dalla fine dell’incarnazione di Melchizedek, nessun essere umano fino a quel tempo aveva posseduto un concetto così sorprendentemente chiaro della religione rivelata di Salem quanto Ikhnaton. Sotto certi aspetti questo giovane re egiziano è una delle persone più straordinarie della storia dell’umanità. Durante quest’epoca di crescente depressione spirituale in Mesopotamia egli tenne viva in Egitto la dottrina di El Elyon, il Dio Unico, mantenendo in tal modo aperto il canale filosofico monoteistico che fu essenziale al quadro religioso dell’allora futuro conferimento di Micael. E fu in riconoscimento di questo fatto, tra le altre ragioni, che il bambino Gesù fu portato in Egitto, dove alcuni dei successori spirituali di Ikhnaton lo videro e compresero in qualche misura certi aspetti della sua missione divina su Urantia.
Mosè, il più grande personaggio apparso tra Melchizedek e Gesù, fu il dono congiunto al mondo della razza ebraica e della famiglia reale egiziana. E se Ikhnaton avesse posseduto la versatilità e la capacità di Mosè, se avesse manifestato un genio politico paragonabile alla sua sorprendente autorità religiosa, allora l’Egitto sarebbe divenuto la più grande nazione monoteista di quell’epoca. E se ciò fosse avvenuto è del tutto possibile che Gesù avrebbe potuto vivere la maggior parte della sua vita di mortale in Egitto.
Mai in tutta la storia un re si adoperò così metodicamente per far passare un’intera nazione dal politeismo al monoteismo quanto questo straordinario Ikhnaton. Con la determinazione più stupefacente, questo giovane sovrano ruppe con il passato, cambiò il suo nome, abbandonò la sua capitale, costruì una città interamente nuova e creò una nuova arte ed una nuova letteratura per un popolo intero. Ma egli andò troppo in fretta; costruì troppo, più di quanto potesse sussistere dopo la sua morte. Inoltre non si occupò della stabilità e della prosperità materiale dei suoi sudditi, e costoro reagirono tutti sfavorevolmente contro i suoi insegnamenti religiosi quando le ondate successive di avversità e di oppressione travolsero gli Egiziani.
Se quest’uomo di stupefacente chiarezza di visione e di straordinaria singolarità di propositi avesse avuto la sagacia politica di Mosè, avrebbe cambiato tutta la storia dell’evoluzione della religione e della rivelazione della verità nel mondo occidentale. Durante la sua vita egli fu capace di tenere a freno le attività dei sacerdoti, per i quali in generale aveva scarsa stima, ma essi conservarono i loro culti in segreto e scatenarono l’azione non appena il giovane re cessò di esercitare il potere; e non tardarono ad attribuire tutte le difficoltà successive dell’Egitto all’instaurazione del monoteismo durante il suo regno.
Molto saggiamente Ikhnaton cercò d’instaurare il monoteismo sotto l’apparenza del dio-sole. Questa decisione d’accostarsi all’adorazione del Padre Universale assorbendo tutti gli dei nell’adorazione del sole fu dovuta al consiglio del medico salemita. Ikhnaton riprese le dottrine generalizzate dell’allora esistente religione di Aton concernente la paternità e la maternità della Deità e creò una religione che riconosceva una relazione intima di adorazione tra l’uomo e Dio.
Ikhnaton fu abbastanza saggio da mantenere aperta l’adorazione di Aton, il dio-sole, portando i suoi associati all’adorazione mascherata del Dio Unico, creatore di Aton e Padre supremo di tutti. Questo giovane insegnante-re fu uno scrittore prolifico, essendo l’autore dell’esposizione intitolata “Il Dio Unico”, un libro di trentuno capitoli che i sacerdoti distrussero completamente quando ritornarono al potere. Ikhnaton scrisse anche centotrentasette inni, dodici dei quali sono ora conservati nel Libro dei Salmi dell’Antico Testamento, attribuiti ad autori ebrei.
La parola suprema della religione di Ikhnaton nella vita quotidiana era “rettitudine”, ed egli ampliò rapidamente il concetto del retto agire fino ad includere l’etica internazionale come pure quella nazionale. Questa fu una generazione di devozione personale straordinaria e fu caratterizzata da un’aspirazione autentica degli uomini e delle donne più intelligenti a trovare Dio e a conoscerlo. In quel tempo la posizione sociale o la ricchezza non davano alcun vantaggio ad un Egiziano agli occhi della legge. La vita di famiglia in Egitto contribuì molto a preservare e ad accrescere la cultura morale e fu l’ispirazione della meravigliosa vita familiare successiva degli Ebrei in Palestina.
La debolezza fatale del vangelo di Ikhnaton fu la sua più grande verità, l’insegnamento che Aton non era solo il creatore dell’Egitto ma anche del “mondo intero, dell’uomo e delle bestie, e di tutti i paesi stranieri, anche della Siria e di Kush, oltre a questo paese d’Egitto. Egli pone tutti nel loro posto e provvede ai bisogni di tutti”. Questi concetti della Deità erano elevati e superiori, ma non erano nazionalistici. Tali sentimenti d’internazionalità nella religione non contribuirono ad accrescere il morale dell’esercito egiziano sul campo di battaglia, mentre fornirono ai sacerdoti delle armi efficaci da usare contro il giovane re e la sua nuova religione. Egli aveva un concetto della Deità ben superiore a quello degli Ebrei successivi, ma troppo avanzato per servire i disegni del costruttore di una nazione.
Benché l’ideale monoteistico abbia sofferto per la scomparsa di Ikhnaton, l’idea di un Dio unico persisté nelle menti di molti gruppi. Il genero di Ikhnaton si schierò con i sacerdoti, ritornò all’adorazione degli antichi dei e cambiò il suo nome in Tutankhamen. La capitale ritornò a Tebe e i sacerdoti si arricchirono alle spalle del paese, arrivando a possedere un settimo di tutto l’Egitto; e ben presto un membro di questo stesso ordine di sacerdoti ebbe l’ardire d’impadronirsi della corona.
Ma i sacerdoti non riuscirono a sconfiggere completamente l’ondata monoteistica. Essi furono sempre più costretti a combinare (unendoli col trattino) i nomi dei loro dei; la famiglia degli dei si contrasse sempre di più. Ikhnaton aveva associato il disco fiammeggiante dei cieli al Dio creatore, e questa idea continuò ad ardere nel cuore degli uomini e degli stessi sacerdoti per lungo tempo dopo la morte del giovane riformatore. Il concetto di monoteismo non morì mai nel cuore degli uomini in Egitto e nel mondo. Esso persisté fino all’arrivo del Figlio Creatore di quello stesso Padre divino, il Dio unico che Ikhnaton aveva presentato con tanto fervore all’adorazione di tutto l’Egitto.
La debolezza della dottrina di Ikhnaton risiede nel fatto che egli propose una religione talmente evoluta che solo gli Egiziani istruiti potevano comprendere pienamente i suoi insegnamenti. La massa dei lavoratori agricoli non colse mai realmente il suo vangelo e fu di conseguenza pronta a ritornare con i sacerdoti all’antica adorazione di Iside e del suo consorte Osiride, il quale si supponeva fosse stato miracolosamente risuscitato da una morte crudele inflittagli da Set, il dio delle tenebre e del male.
L’insegnamento che tutti gli uomini potevano raggiungere l’immortalità era troppo avanzato per gli Egiziani. Soltanto ai re e ai ricchi era promessa la risurrezione; per questo essi imbalsamavano e conservavano con tanta cura i loro corpi nelle tombe per il giorno del giudizio. Ma la democrazia della salvezza e della risurrezione che insegnò Ikhnaton finì per prevalere, addirittura al punto che gli Egiziani credettero più tardi nella sopravvivenza degli animali.
Benché lo sforzo di questo sovrano egiziano per imporre al suo popolo l’adorazione di un Dio unico sia sembrato fallire, si deve notare che le ripercussioni della sua opera persisterono per secoli sia in Palestina che in Grecia, e che l’Egitto divenne così l’agente di trasmissione della cultura evoluzionaria del Nilo, combinata con la religione rivelata dell’Eufrate, a tutti i popoli successivi dell’Occidente.
La gloria di questa grande era di sviluppo morale e di crescita spirituale nella valle del Nilo stava rapidamente scomparendo all’epoca in cui cominciava la vita nazionale degli Ebrei, ed a seguito del loro soggiorno in Egitto questi Beduini portarono con loro molti di questi insegnamenti e perpetuarono molte delle dottrine di Ikhnaton nella loro religione razziale.