Contemporaneamente a Lao-tze e a Confucio in Cina, un altro grande maestro della verità sorse in India. Gautama Siddharta nacque nel sesto secolo avanti Cristo nella provincia indiana settentrionale del Nepal. I suoi discepoli fecero più tardi apparire che fosse il figlio di un sovrano favolosamente ricco, ma in verità era l’erede legittimo al trono di un modesto capo clan che regnava per tacito consenso su una piccola valle isolata di montagna nel sud dell’Himalaya.
Gautama formulò quelle teorie che si svilupparono nella filosofia del Buddismo dopo sei anni d’inutile pratica dello Yoga. Siddharta ingaggiò una lotta risoluta ma vana contro il sistema crescente delle caste. C’era una sublime sincerità ed una straordinaria generosità in questo giovane principe profeta che attraeva grandemente gli uomini di quel tempo. Egli combatté la pratica di cercare la salvezza individuale per mezzo di afflizioni fisiche e di sofferenze personali, ed esortò i suoi discepoli a portare il suo vangelo al mondo intero.
In mezzo alla confusione e alle pratiche di culto estreme dell’India, gli insegnamenti più sani e più moderati di Gautama giunsero come un conforto ristoratore. Egli denunciò gli dei, i sacerdoti ed i loro sacrifici, ma nemmeno lui riuscì a percepire la personalità dell’Uno Universale. Non credendo nell’esistenza di anime umane individuali, Gautama, naturalmente, condusse una strenua lotta contro la credenza venerata da tempo nella trasmigrazione dell’anima. Egli compì un nobile sforzo per liberare gli uomini dalla paura, perché si sentissero a loro agio e a casa loro nel grande universo, ma non riuscì a mostrare loro la via che conduceva a quella reale dimora celeste dei mortali ascendenti—il Paradiso—e al servizio crescente dell’esistenza eterna.
Gautama era un vero profeta, e se avesse prestato attenzione alle istruzioni dell’eremita Godad avrebbe potuto sollevare tutta l’India mediante l’ispirazione apportata dalla ripresa del vangelo di Salem della salvezza per mezzo della fede. Godad discendeva da una famiglia che non aveva mai perduto le tradizioni dei missionari di Melchizedek.
Gautama fondò la sua scuola a Benares, e fu durante il suo secondo anno che un allievo, Bautan, comunicò al suo maestro le tradizioni dei missionari di Salem circa il patto di Melchizedek con Abramo; e benché Siddhartha non avesse un concetto molto chiaro del Padre Universale, prese una posizione avanzata sulla salvezza per mezzo della fede—del semplice credere. Egli dichiarò questa sua posizione ai suoi discepoli e cominciò ad inviare i suoi allievi in gruppi di sessanta a proclamare al popolo dell’India “la buona novella della salvezza gratuita; che tutti gli uomini, elevati ed umili, possono raggiungere la felicità per mezzo della fede nella rettitudine e nella giustizia”.
La moglie di Gautama credeva nel vangelo di suo marito e fu la fondatrice di un ordine di monache. Suo figlio divenne il suo successore ed estese grandemente il culto; egli afferrò l’idea nuova della salvezza per mezzo della fede, ma nei suoi ultimi anni si allontanò dal vangelo di Salem del favore divino ottenuto per mezzo della sola fede, e nella sua vecchiaia le sue ultime parole furono: “Attuate da voi la vostra salvezza.”
Quando proclamava ciò che aveva di meglio, il vangelo di Gautama della salvezza universale, privo di sacrifici, torture, rituali e sacerdoti, era una dottrina rivoluzionaria e stupefacente per il suo tempo. Ed esso fu sorprendentemente vicino a costituire una rinascita del vangelo di Salem. Esso portò soccorso a milioni di anime disperate, e nonostante le sue grottesche alterazioni lungo i secoli successivi, persiste ancora come speranza per milioni di esseri umani.
Siddharta insegnò molta più verità di quanta ne è sopravvissuta nei culti moderni che portano il suo nome. Il Buddismo moderno non è l’insegnamento di Gautama Siddharta più di quanto il Cristianesimo è l’insegnamento di Gesù di Nazaret.