C’è un aspetto veramente spontaneo nella preghiera, perché l’uomo primitivo cominciò a pregare molto prima di avere qualunque concetto chiaro di un Dio. L’uomo primitivo era solito pregare in due diverse situazioni: quando si trovava in pressante bisogno provava l’impulso di cercare un aiuto, quando era esultante dava libero corso all’espressione impulsiva della sua gioia.
La preghiera non è un’evoluzione della magia; entrambe sono sorte indipendentemente. La magia era un tentativo di adattare la Deità alle circostanze; la preghiera è lo sforzo di adattare la personalità alla volontà della Deità. La vera preghiera è sia morale che religiosa; la magia non è né l’una né l’altra.
La preghiera può divenire un’usanza stabilita; molti pregano perché altri lo fanno. Altri ancora pregano perché temono che possa capitare loro qualcosa di terribile se non presentano le loro suppliche regolari.
Per certe persone la preghiera è una tranquilla espressione di gratitudine; per altre è un’espressione collettiva di lode, una devozione sociale; talvolta essa è l’imitazione della religione di altri, mentre nella vera preghiera è la comunicazione sincera e fiduciosa tra la natura spirituale della creatura e la presenza dello spirito del Creatore in ogni luogo.
La preghiera può essere un’espressione spontanea di coscienza di Dio o una recitazione priva di senso di formule teologiche. Può essere la lode estatica di un’anima che conosce Dio o l’obbedienza servile di un mortale dominato dalla paura. Essa è talvolta l’espressione patetica dell’anelito spirituale e talvolta il clamore chiassoso di frasi di devozione. La preghiera può essere una lode gioiosa od un’umile richiesta di perdono.
La preghiera può essere la domanda infantile dell’impossibile o l’implorazione matura per la crescita morale ed il potere spirituale. Una supplica può essere per il pane quotidiano o può incorporare un desiderio sincero di trovare Dio e di fare la sua volontà. Può essere una richiesta interamente egoistica o un gesto sincero e splendido verso la realizzazione di una fratellanza disinteressata.
La preghiera può essere un grido di collera, di vendetta o un’intercessione misericordiosa per i propri nemici. Può essere l’espressione di una speranza di cambiare Dio o la potente tecnica per cambiare se stessi. Può essere la supplica servile di un peccatore perduto davanti ad un Giudice ritenuto severo o l’espressione gioiosa di un figlio liberato del vivente e misericordioso Padre celeste.
L’uomo moderno è imbarazzato dal pensiero di parlare delle sue questioni con Dio in maniera puramente personale. Molti hanno abbandonato la preghiera regolare; pregano soltanto se sottoposti a pressioni straordinarie—nei casi d’emergenza. L’uomo non dovrebbe avere paura di parlare a Dio, ma solo uno spirito infantile potrebbe accingersi a persuadere o a presumere di cambiare Dio.
Ma la vera preghiera raggiunge la realtà. Anche quando le correnti d’aria sono ascendenti, nessun uccello può spiccare il volo senza stendere le ali. La preghiera eleva l’uomo perché è una tecnica di avanzamento mediante l’utilizzazione delle correnti spirituali ascendenti dell’universo.
La vera preghiera contribuisce alla crescita spirituale, modifica i comportamenti e procura quella soddisfazione che proviene dalla comunione con la divinità. Essa è una esplosione spontanea della coscienza di Dio.
Dio risponde alla preghiera dell’uomo donandogli un’accresciuta rivelazione della verità, un apprezzamento elevato della bellezza ed un concetto ampliato della bontà. La preghiera è un gesto soggettivo, ma stabilisce il contatto con realtà oggettive potenti sui livelli spirituali dell’esperienza umana; essa è un tentativo significativo da parte dell’uomo di raggiungere valori superumani. È il più potente stimolo alla crescita spirituale.
Le parole sono di scarsa importanza nella preghiera; esse sono semplicemente il canale intellettuale in cui può trovarsi a scorrere il fiume della supplica spirituale. Il valore verbale di una preghiera è puramente autosuggestivo nelle devozioni individuali e sociosuggestivo nelle devozioni collettive. Dio risponde all’atteggiamento dell’anima, non alle parole.
La preghiera non è una tecnica per sfuggire ai conflitti, ma piuttosto uno stimolo per crescere di fronte ai conflitti stessi. Pregate soltanto per i valori, non per le cose; per la crescita, non per la soddisfazione.