La cultura del secondo giardino persisté per ventimila anni, ma subì un costante declino fino al 15.000 a.C., quando la rigenerazione del clero setita e la guida di Amosad inaugurarono un’era brillante. Le massicce ondate di civiltà che si sparsero più tardi sull’Eurasia seguirono immediatamente la grande rinascita del Giardino, conseguente alle numerose unioni degli Adamiti con i Noditi misti circostanti per formare gli Anditi.
Questi Anditi diedero avvio a nuovi progressi in Eurasia e nel Nordafrica. Dalla Mesopotamia al Sinkiang dominava la cultura andita, e la continua migrazione verso l’Europa era costantemente compensata da nuovi arrivi dalla Mesopotamia. Ma non sarebbe esatto parlare degli Anditi come di una vera razza in Mesopotamia prima dell’inizio delle migrazioni finali dei discendenti misti di Adamo. In quest’epoca anche le razze del secondo giardino si erano talmente mescolate da non poter più essere considerate adamite.
La civiltà del Turkestan era costantemente rivivificata e rinnovata dai nuovi arrivi dalla Mesopotamia, specialmente dai successivi cavalieri anditi. La cosiddetta lingua madre ariana era in corso di formazione negli altopiani del Turkestan; essa era una mescolanza del dialetto andonico di quella regione con la lingua degli Adamsoniti e dei successivi Anditi. Molte lingue moderne sono derivate da questa antica lingua delle tribù dell’Asia centrale che conquistarono l’Europa, l’India e la parte superiore delle pianure mesopotamiche. Questo antico idioma diede alle lingue occidentali tutta quella similarità che è chiamata ariana.
Verso il 12.000 a.C. tre quarti delle razze andite del mondo risiedevano nel nord e nell’est dell’Europa, e quando iniziò il successivo esodo finale dalla Mesopotamia, il sessantacinque per cento di queste ultime ondate d’emigrazione entrarono in Europa.
Gli Anditi emigrarono non solo verso l’Europa ma nel nord della Cina e dell’India, mentre molti gruppi penetravano sino ai confini della terra come missionari, insegnanti e commercianti. Essi portarono un considerevole contributo ai gruppi settentrionali delle popolazioni sangik del Sahara. Ma solo pochi insegnanti e commercianti penetrarono in Africa più a sud delle sorgenti del Nilo. Più tardi, degli Anditi misti e degli Egiziani scesero lungo le coste orientale ed occidentale dell’Africa fino a ben oltre l’equatore, ma non raggiunsero il Madagascar.
Questi Anditi erano i cosiddetti Dravidi e conquistatori Ariani successivi dell’India; la loro presenza nell’Asia centrale elevò considerevolmente gli antenati dei Turaniani. Molti membri di questa razza andarono in Cina sia attraverso il Sinkiang che il Tibet ed aggiunsero qualità positive alle stirpi cinesi successive. Di tanto in tanto piccoli gruppi arrivarono sino in Giappone, a Formosa, nelle Indie Orientali e nella Cina meridionale, ma molto pochi entrarono nella Cina meridionale per via costiera.
Centotrentadue membri di questa razza, imbarcatisi in Giappone su una flottiglia di piccole imbarcazioni, finirono per raggiungere l’America del Sud, e mediante matrimoni con i nativi delle Ande diedero origine agli antenati dei successivi capi degli Incas. Essi attraversarono il Pacifico a piccole tappe, fermandosi sulle numerose isole che incontravano lungo il viaggio. Le isole del gruppo della Polinesia erano più numerose e più grandi di oggi, e questi marinai anditi, insieme con altri che li seguirono, modificarono biologicamente al loro passaggio i gruppi nativi. A seguito della penetrazione andita si svilupparono su queste terre ora sommerse molti centri fiorenti di civiltà. L’Isola di Pasqua fu a lungo il centro religioso ed amministrativo di uno di questi gruppi scomparsi. Ma degli Anditi che navigarono sul Pacifico molto tempo fa nessuno eccetto i centotrentadue raggiunse mai il continente delle Americhe.
Le migrazioni di conquista degli Anditi proseguirono fino alle loro ultime dispersioni dall’anno 8.000 al 6.000 a.C. Quando si spargevano fuori della Mesopotamia essi diminuivano continuamente le riserve biologiche della loro terra natale, mentre rinforzavano notevolmente i popoli circostanti. In ogni nazione presso cui giunsero, portarono un contributo di umorismo, d’arte, di avventura, di musica e di manifattura. Essi erano abili addomesticatori di animali ed esperti agricoltori. In quel tempo almeno, la loro presenza migliorava in generale le credenze religiose e le pratiche morali delle razze più antiche. E così la cultura della Mesopotamia si diffuse pacificamente sull’Europa, l’India, la Cina, l’Africa del Nord e le isole del Pacifico.