Tutte le istituzioni sociali moderne provengono dall’evoluzione dei costumi primitivi dei vostri antenati selvaggi; le convenzioni di oggi sono le usanze di ieri modificate ed ampliate. Ciò che l’abitudine è per l’individuo, l’usanza è per il gruppo; ed i costumi di gruppo si trasformano in usi popolari o in tradizioni tribali—in convenzioni di massa. Da questi primi inizi hanno la loro umile origine tutte le istituzioni della società umana contemporanea.
Bisogna tenere presente che i costumi presero origine dallo sforzo di adattare la vita di gruppo alle condizioni d’esistenza della massa; le usanze furono la prima istituzione sociale dell’uomo. E tutte queste reazioni tribali risultarono dallo sforzo di evitare il dolore e l’umiliazione cercando allo stesso tempo di godere dei piaceri e del potere. L’origine degli usi popolari, come l’origine dei linguaggi, è sempre inconscia e non intenzionale, e perciò sempre avvolta di mistero.
La paura dei fantasmi portò l’uomo primitivo ad immaginare il soprannaturale e pose così delle basi solide per quelle potenti influenze sociali dell’etica e della religione che a loro volta preservarono intatti di generazione in generazione gli usi e i costumi della società. La sola cosa che stabilizzò e cristallizzò inizialmente gli usi fu la credenza che i morti fossero gelosi del modo in cui avevano vissuto ed erano morti. Essi quindi avrebbero colpito con tremende punizioni quei mortali viventi che avessero osato trattare con negligente disprezzo le regole di vita che essi avevano onorato mentre erano nella carne. Tutto ciò è perfettamente illustrato dall’attuale rispetto della razza gialla per i suoi antenati. Successivamente le religioni primitive in sviluppo rafforzarono notevolmente l’azione della paura dei fantasmi consolidando i costumi, ma la civiltà in evoluzione ha sempre più liberato l’umanità dai vincoli della paura e dalla schiavitù della superstizione.
Prima dell’insegnamento liberatore e liberalizzante degli istruttori di Dalamatia l’uomo antico era una vittima impotente del rituale delle usanze; il selvaggio primitivo era prigioniero di un cerimoniale senza fine. Tutto ciò che faceva dal risveglio mattutino al momento in cui si addormentava di sera nella sua caverna doveva essere fatto esattamente in un certo modo—conformemente agli usi popolari della tribù. Egli era schiavo della tirannia delle usanze; la sua vita non conteneva alcunché di libero, di spontaneo o di originale. Non c’era alcun progresso naturale verso un’esistenza mentale, morale o sociale superiore.
L’uomo primitivo era oltremodo avvinto dai costumi; il selvaggio era un vero schiavo delle usanze; ma di tanto in tanto apparvero dei tipi particolari di personalità che osarono inaugurare nuovi modi di pensare e metodi di vita migliori. Ciò nonostante l’inerzia dell’uomo primitivo costituisce il freno di sicurezza biologico contro la precipitazione troppo repentina nella rovinosa incapacità di adattamento di una civiltà che progredisce troppo in fretta.
Ma queste usanze non sono un male totale; la loro evoluzione dovrebbe proseguire. È quasi fatale alla persistenza della civiltà intraprendere la loro estesa modificazione con una rivoluzione radicale. L’usanza è stata il filo di continuità che ha tenuto unita la civiltà. Il sentiero della storia umana è lastricato di vestigia di costumi abbandonati e di pratiche sociali obsolete; ma nessuna civiltà che ha abbandonato i suoi costumi è sopravvissuta a meno di avere adottato costumi migliori e più appropriati.
La sopravvivenza di una società dipende principalmente dall’evoluzione progressiva dei suoi costumi. Il processo di evoluzione dei costumi scaturisce dal desiderio di sperimentare; nuove idee vengono portate avanti—ne consegue la competizione. Una civiltà in progresso abbraccia le idee avanzate e perdura; il tempo e le circostanze scelgono alla fine il gruppo più adatto a sopravvivere. Ma ciò non significa che ogni cambiamento separato e distinto nella composizione della società umana sia stato per il meglio. No! Certamente no! Perché ci sono stati moltissimi regressi nella lunga lotta di avanzamento della civiltà di Urantia.