Gli uomini del Neandertal erano eccellenti combattenti e grandi viaggiatori. Essi si diffusero gradualmente dai centri degli altopiani nel nordovest dell’India sino alla Cina ad est, alla Francia ad ovest, ed anche verso sud, fino all’Africa settentrionale. Essi dominarono il mondo per quasi mezzo milione di anni fino all’epoca della migrazione delle razze evoluzionarie di colore.
800.000 anni fa, la selvaggina era abbondante; molte specie di cervidi, come pure elefanti ed ippopotami, vagavano per l’Europa. Il bestiame abbondava; cavalli e lupi erano ovunque. Gli uomini del Neandertal erano grandi cacciatori, e le tribù che vivevano in Francia furono le prime ad adottare la pratica di concedere ai migliori cacciatori il privilegio di scegliere la propria moglie tra le donne.
La renna fu estremamente utile a questi popoli del Neandertal, servendo come cibo, come vestiario e per fabbricare utensili, in quanto essi facevano vario uso delle sue corna e delle sue ossa. Essi erano poco colti, ma portarono grandi miglioramenti alla lavorazione della selce fino a raggiungere quasi i livelli dei tempi di Andon. Ritornarono in uso grosse selci attaccate a manici di legno per servire da asce e da picconi.
750.000 anni fa, la quarta coltre di ghiaccio avanzava decisamente verso sud. Con i loro attrezzi migliorati gli uomini del Neandertal facevano dei buchi nel ghiaccio che copriva i fiumi nordici e potevano così arpionare i pesci che risalivano verso i fori. Queste tribù arretrarono continuamente di fronte all’avanzata dei ghiacci, che in quel momento davano luogo alla più estesa invasione dell’Europa.
In quest’epoca il ghiacciaio siberiano raggiunse la sua massima progressione verso sud, obbligando gli uomini primitivi a spostarsi a sud verso i loro paesi d’origine. Ma la specie umana si era così differenziata che il pericolo di un nuovo incrocio con i suoi parenti scimmieschi non progressivi era grandemente diminuito.
700.000 anni fa, la quarta glaciazione, la più grande di tutte in Europa, si stava ritirando; uomini e animali ritornavano verso nord. Il clima era fresco ed umido e gli uomini primitivi prosperarono di nuovo in Europa e nell’Asia occidentale. Gradualmente le foreste si estesero verso nord sulle terre che erano state così recentemente coperte dai ghiacci.
La fauna mammifera era stata poco modificata dalla grande glaciazione. Questi animali persisterono su quella stretta striscia di terra che si stendeva tra i ghiacci e le Alpi, e alla ritirata del ghiacciaio si diffusero di nuovo rapidamente su tutta l’Europa. Attraverso il ponte terrestre della Sicilia arrivarono dall’Africa elefanti dalle zanne diritte, rinoceronti dal naso largo, iene e leoni africani, e questi nuovi animali sterminarono praticamente le tigri dai denti a sciabola e gli ippopotami.
650.000 anni fa, il clima continuava ad essere mite. Verso la metà del periodo interglaciale esso era divenuto così caldo che le Alpi furono quasi spogliate del ghiaccio e della neve.
600.000 anni fa, il ghiaccio aveva raggiunto il punto allora più settentrionale della sua ritirata e dopo una pausa di alcune migliaia di anni si mosse nuovamente verso sud per la sua quinta escursione. Ma il clima si modificò poco per cinquantamila anni. Gli uomini e gli animali dell’Europa furono cambiati di poco. La leggera aridità del periodo precedente si attenuò ed i ghiacciai alpini scesero molto in basso nelle valli dei fiumi.
550.000 anni fa, l’avanzata dei ghiacciai spinse di nuovo gli uomini e gli animali verso sud. Ma questa volta gli uomini avevano spazio in abbondanza nella larga fascia di terra che si stendeva verso nordest in Asia e tra la coltre di ghiaccio ed il Mar Nero, allora appendice molto estesa del Mediterraneo.
Questi tempi della quarta e della quinta glaciazione videro l’ulteriore diffusione della rozza cultura delle razze del Neandertal. Ma vi furono talmente pochi progressi che sembrò veramente che il tentativo di produrre un tipo nuovo e modificato di vita intelligente su Urantia stesse per fallire. Per quasi un quarto di milione di anni questi popoli primitivi andarono avanti cacciando e combattendo con periodi di miglioramento in certe direzioni, ma nel complesso regredendo costantemente in rapporto ai loro antenati andonici superiori.
Durante queste ere spiritualmente oscure, la cultura dell’umanità superstiziosa raggiunse i suoi livelli più bassi. Gli uomini del Neandertal in realtà non avevano alcuna religione al di là di una vergognosa superstizione. Essi avevano una paura mortale delle nuvole ed in particolar modo delle brume e delle nebbie. Si sviluppò gradualmente una religione primitiva di paura nei confronti delle forze naturali, mentre il culto degli animali, declinato con il miglioramento degli attrezzi e con l’abbondanza della selvaggina, permetteva a queste popolazioni di vivere con minore preoccupazione per il cibo. Le ricompense sessuali ai cacciatori migliori contribuirono grandemente a migliorare l’abilità nella caccia. Questa nuova religione della paura portò al tentativo di placare le forze invisibili celate dietro gli elementi naturali e raggiunse più tardi il suo culmine nei sacrifici umani tesi ad appagare queste forze fisiche invisibili e sconosciute. Tale pratica terribile dei sacrifici umani è stata perpetuata dai popoli più arretrati di Urantia fino al ventesimo secolo.
Questi uomini primitivi del Neandertal non si possono considerare adoratori del sole. Essi vivevano piuttosto nella paura dell’oscurità; avevano un timore mortale del calar della notte. Fino a che la luna brillava un po’ essi riuscivano a controllarsi, ma nelle notti senza luna erano presi dal panico e cominciavano a sacrificare i loro migliori giovani uomini e donne nel tentativo d’indurre la luna a brillare di nuovo. Essi impararono presto che il sole riappariva con regolarità, ma ritenevano che la luna tornasse soltanto perché sacrificavano i membri della loro tribù. Con il progredire della razza, l’oggetto e lo scopo dei sacrifici gradualmente cambiarono, ma l’offerta di sacrifici umani come parte del cerimoniale religioso persisté a lungo.