Per troppo tempo l’uomo ha pensato a Dio come simile a se stesso. Dio non è, non è mai stato e non sarà mai geloso dell’uomo o di qualunque altro essere dell’universo degli universi. Sapere che il Figlio Creatore intendeva fare dell’uomo il capolavoro della creazione planetaria, renderlo sovrano di tutta la terra, e vederlo invece dominato dalle sue più basse passioni, prostrarsi davanti ad idoli di legno, di pietra, d’oro, e alla sua ambizione egoista—queste squallide scene inducono Dio ed i suoi Figli ad essere gelosi per l’uomo, ma mai dell’uomo.
Il Dio eterno è incapace di collera e di rabbia nel senso umano di questi sentimenti e come l’uomo intende tali reazioni. Questi sentimenti sono meschini e spregevoli; non sono degni di essere chiamati umani, tanto meno divini. Tali modi di comportarsi sono del tutto estranei alla natura perfetta e al carattere benevolo del Padre Universale.
Le molte, moltissime difficoltà che hanno i mortali di Urantia a comprendere Dio sono dovute alle gravissime conseguenze della ribellione di Lucifero e del tradimento di Caligastia. Sui mondi non isolati dal peccato le razze evoluzionarie sono in grado di formulare idee assai migliori sul Padre Universale; sono soggette a minore confusione, deformazione e perversione di concetti.
Dio non si pente di nulla di ciò che ha fatto, che fa ora o che farà. Egli è infinitamente saggio come pure onnipotente. La saggezza dell’uomo deriva dalle prove e dagli errori dell’esperienza umana. La saggezza di Dio consiste nella perfezione inqualificata del suo discernimento universale infinito, e questa preconoscenza divina guida efficacemente la libera volontà creatrice.
Il Padre Universale non fa mai nulla che causi successivamente dispiacere o rimpianto, ma le creature dotate di volontà progettate e fatte dalle sue personalità Creatrici negli universi esterni, con le loro scelte infelici provocano talvolta sentimenti di dispiacere divino nelle personalità dei loro genitori Creatori. Ma benché il Padre non commetta errori, non abbia rimpianti né provi dolore, è un essere che nutre un affetto paterno. Il suo cuore è senza dubbio rattristato quando i suoi figli non riescono a raggiungere i livelli spirituali che sarebbero capaci di conseguire con l’assistenza che è stata così generosamente fornita dai piani di realizzazione spirituale e dal programma d’ascensione dei mortali degli universi.
La bontà infinita del Padre oltrepassa la comprensione della mente finita del tempo. Per tale ragione deve sempre essere offerto un contrasto di raffronto con il male (non con il peccato) per l’efficace esposizione di tutti gli aspetti della bontà relativa. La perfezione della bontà divina può essere distinta dall’imperfetta capacità di percezione dei mortali solamente perché è in posizione antitetica all’imperfezione relativa delle relazioni del tempo e della materia nei movimenti dello spazio.
Il carattere di Dio è infinitamente superumano. Una tale natura di divinità deve quindi essere personalizzata, come nei Figli divini, prima che possa almeno essere compresa per fede dalla mente finita dell’uomo.