Avendo regolato tali questioni di condotta concernenti le sue relazioni personali con la legge naturale ed il potere spirituale, egli volse la sua attenzione alla scelta dei metodi da impiegare nella proclamazione e nell’instaurazione del regno di Dio. Giovanni aveva già cominciato quest’opera; come poteva egli continuare il messaggio? Come sarebbe subentrato alla missione di Giovanni? Come avrebbe organizzato i suoi fedeli per uno sforzo efficace ed una cooperazione intelligente? Gesù stava pervenendo ora alla decisione finale che gli avrebbe impedito di considerarsi ancora come il Messia degli Ebrei, almeno il Messia qual era concepito dal popolo di quel tempo.
Gli Ebrei immaginavano un liberatore che sarebbe venuto con potere miracoloso ad abbattere i nemici d’Israele e a stabilire gli Ebrei, liberati dalla miseria e dall’oppressione, come governatori del mondo. Gesù sapeva che questa speranza non sarebbe mai stata realizzata. Egli sapeva che il regno dei cieli concerneva la vittoria sul male nel cuore degli uomini e che era puramente una materia d’ordine spirituale. Egli meditò sull’opportunità d’inaugurare il regno spirituale con una brillante ed abbagliante dimostrazione di potere—e questa condotta sarebbe stata ammissibile ed interamente conforme alla giurisdizione di Micael—ma egli decise completamente contro un tale piano. Non voleva compromessi con le tecniche rivoluzionarie di Caligastia. Egli aveva potenzialmente conquistato il mondo sottomettendosi alla volontà del Padre, e si propose di terminare la sua opera come l’aveva cominciata, e come Figlio dell’Uomo.
Voi non potete immaginare che cosa sarebbe successo su Urantia se questo Dio-uomo, ora in possesso potenziale di ogni potere in cielo e sulla terra, avesse deciso un giorno di dispiegare lo stendardo della sovranità, di schierare in ordine di battaglia i suoi reparti operanti prodigi! Ma egli non voleva compromessi. Non voleva servire il male lasciando supporre che l’adorazione di Dio fosse presumibilmente derivata da tutto ciò. Egli voleva attenersi alla volontà del Padre. Voleva proclamare ad un universo che l’osservava: “Voi adorerete il Signore Dio vostro e servirete soltanto lui.”
Via via che passavano i giorni Gesù percepiva con sempre maggiore chiarezza quale tipo di rivelatore di verità sarebbe divenuto. Egli capiva che la via di Dio non sarebbe stata una via facile. Cominciava a rendersi conto che la coppa della sua restante esperienza umana poteva essere amara, ma decise di berla.
Anche la sua mente umana sta dicendo addio al trono di Davide. Passo dopo passo questa mente umana segue il sentiero della mente divina. La mente umana pone ancora delle domande, ma accetta invariabilmente le risposte divine come regola finale in questa esistenza congiunta in cui vivere come un uomo nel mondo sottomettendosi costantemente senza riserve al compimento della volontà eterna e divina del Padre.
Roma era padrona del mondo occidentale. Il Figlio dell’Uomo, ora in solitudine a prendere queste decisioni memorabili, con le schiere celesti ai suoi ordini, rappresentava l’ultima possibilità per gli Ebrei di giungere a dominare il mondo. Ma questo Ebreo di nascita, che possedeva una saggezza ed un potere così prodigiosi, rifiutò d’impiegare le sue doti universali sia per l’esaltazione di se stesso sia per l’insediamento sul trono del suo popolo. Egli vedeva, per così dire, “i regni di questo mondo” ed aveva il potere d’impadronirsene. Gli Altissimi di Edentia avevano rimesso tutti questi poteri nelle sue mani, ma egli non li voleva. I regni della terra erano misere cose per interessare il Creatore e Sovrano di un universo. Egli aveva un solo obiettivo, l’ulteriore rivelazione di Dio agli uomini, l’instaurazione del regno, il dominio del Padre celeste nel cuore degli uomini.
L’idea di battaglia, di lotta e di massacro ripugnava a Gesù; egli non voleva nulla di tutto ciò. Voleva apparire sulla terra come il Principe della Pace per rivelare un Dio d’amore. Prima del suo battesimo egli aveva rifiutato ancora l’offerta degli Zeloti di guidarli alla ribellione contro gli oppressori romani. Ed ora egli prese la sua decisione finale riferentesi a quelle Scritture che sua madre gli aveva insegnato, quali: “Il Signore mi ha detto: ‘Tu sei mio Figlio; in questo giorno ti ho generato. Chiedimelo, ed io ti darò gli infedeli per tua eredità e le regioni estreme della terra per tuo possesso. Tu li spezzerai con una sbarra di ferro; li farai a pezzi come un recipiente da vasaio.’”
Gesù di Nazaret giunse alla conclusione che queste citazioni non si riferivano a lui. Alla fine, ed una volta per tutte, la mente umana del Figlio dell’Uomo fece piazza pulita di tutte queste difficoltà e contraddizioni messianiche—Scritture ebraiche, educazione dei genitori, insegnamento del cazan, aspettative degli Ebrei ed ambiziosi desideri umani; una volta per sempre decise la sua linea di condotta. Egli sarebbe tornato in Galilea ed avrebbe cominciato tranquillamente la proclamazione del regno ed avrebbe confidato in suo Padre (l’Aggiustatore Personalizzato) per l’elaborazione dei dettagli quotidiani d’esecuzione.
Con queste decisioni Gesù diede un degno esempio ad ogni persona su ogni mondo di un vasto universo quando rifiutò di usare prove materiali per risolvere problemi spirituali, quando rifiutò di sfidare presuntuosamente le leggi naturali. E diede un esempio ispirante di lealtà universale e di nobiltà morale quando rifiutò d’impadronirsi del potere temporale come preludio alla gloria spirituale.
Se il Figlio dell’Uomo aveva dei dubbi sulla sua missione e sulla natura della stessa quando andò sulle colline dopo il suo battesimo, non ne aveva alcuno quando tornò dai suoi compagni dopo i quaranta giorni di solitudine e di decisioni.
Gesù aveva formulato un programma per l’instaurazione del regno del Padre. Egli non avrebbe provveduto alle soddisfazioni fisiche del popolo. Non avrebbe distribuito pane alle folle come aveva recentemente visto fare a Roma. Non avrebbe attirato l’attenzione su se stesso compiendo dei prodigi, anche se gli Ebrei stavano aspettando proprio quel genere di liberatore. Né avrebbe cercato di far accettare il suo messaggio spirituale con uno sfoggio di autorità politica o di potere temporale.
Respingendo questi metodi per magnificare il regno futuro agli occhi degli Ebrei in attesa, Gesù era certo che questi stessi Ebrei avrebbero certamente e definitivamente respinto tutte le sue pretese di autorità e di divinità. Sapendo tutto ciò, Gesù cercò a lungo d’impedire ai suoi primi discepoli di alludere a lui come al Messia.
Durante tutto il suo ministero pubblico egli fu posto di fronte alla necessità di affrontare tre situazioni costantemente ricorrenti: la richiesta di essere nutriti, l’insistenza per vedere dei miracoli e la richiesta finale di permettere ai suoi seguaci di farlo re. Ma Gesù non si scostò mai dalle decisioni che aveva preso durante questi giorni d’isolamento sulle colline della Perea.