Quest’anno iniziò con tutta la famiglia di Nazaret in buona salute e vide la fine delle scolarità regolari di tutti i figli, ad eccezione di certi lavori che Marta doveva fare per Rut.
Gesù era uno dei più robusti e raffinati esemplari umani che fossero mai apparsi sulla terra dai tempi di Adamo. Il suo sviluppo fisico era superbo. La sua mente era attiva, acuta, penetrante—paragonata alla mentalità media dei suoi contemporanei, essa aveva raggiunto proporzioni gigantesche—ed il suo spirito era in verità umanamente divino.
Lo stato delle finanze familiari era nella migliore condizione dalla liquidazione delle proprietà di Giuseppe. Le ultime rate per il laboratorio di riparazioni delle carovane erano state pagate; essi non avevano più alcun debito e per la prima volta dopo anni avevano un po’ di denaro da parte. Per questo motivo, e poiché egli aveva condotto gli altri suoi fratelli a Gerusalemme per le loro prime cerimonie di Pasqua, Gesù decise di accompagnare Giuda (che era appena uscito diplomato dalla scuola della sinagoga) per la sua prima visita al tempio.
Essi si recarono a Gerusalemme e ritornarono per la stessa strada, la valle del Giordano, perché Gesù temeva qualche noia se avesse portato il suo giovane fratello attraverso la Samaria. Già a Nazaret Giuda si era trovato parecchie volte in situazioni delicate a causa del suo temperamento avventato, unito ai suoi forti sentimenti patriottici.
Essi arrivarono a Gerusalemme in tempo utile ed erano in cammino per la loro prima visita al tempio, la cui sola visione aveva eccitato e commosso Giuda fino al più profondo della sua anima, quando incontrarono per caso Lazzaro di Betania. Mentre Gesù parlava con Lazzaro e cercava di organizzare la celebrazione della Pasqua insieme, Giuda fece nascere un vero e proprio incidente per tutti loro. Vicino c’era una guardia romana che fece degli apprezzamenti sconvenienti ad una giovane ebrea che stava passando. Giuda s’infiammò di una fiera indignazione e non ci mise molto ad esprimere il suo risentimento per una tale scorrettezza direttamente ed a portata d’orecchie del soldato. Ora, i legionari romani erano molto sensibili a tutto ciò che rasentava l’irriverenza negli Ebrei; la guardia mise dunque immediatamente Giuda in stato d’arresto. Questo era troppo per il giovane patriota, e prima che Gesù avesse potuto metterlo in guardia con un’occhiata di avvertimento, egli si era lasciato andare con una loquace denuncia dei suoi sentimenti antiromani repressi, cosa che fece semplicemente andare tutto di male in peggio. Giuda, con Gesù al suo fianco, fu subito condotto nella prigione militare.
Gesù tentò di ottenere sia un interrogatorio immediato per Giuda sia il suo rilascio in tempo utile per celebrare la Pasqua quella sera, ma fallì in questi tentativi. Poiché l’indomani era un giorno di “santa convocazione” a Gerusalemme, anche i Romani non osavano ascoltare accuse contro un Ebreo. Di conseguenza, Giuda restò incarcerato fino al mattino del secondo giorno dopo il suo arresto, e Gesù rimase alla prigione con lui. Essi non furono presenti nel tempio alla cerimonia di accoglimento dei figli della legge nella piena cittadinanza d’Israele. Giuda non passò per questa cerimonia formale per parecchi anni, finché non ricapitò a Gerusalemme nel tempo di Pasqua ed in connessione con il suo lavoro di propaganda per conto degli Zeloti, l’organizzazione patriottica alla quale apparteneva e nella quale era molto attivo.
Il mattino seguente il loro secondo giorno in prigione Gesù comparve davanti al magistrato militare per conto di Giuda. Presentando delle scuse per la giovane età di suo fratello e con una chiara ma giudiziosa esposizione concernente il carattere provocatorio dell’episodio che aveva dato pretesto all’arresto di suo fratello, Gesù trattò il caso in modo tale che il magistrato espresse l’opinione che il giovane Ebreo poteva avere qualche scusa possibile per la sua violenta esplosione. Dopo aver avvertito Giuda di non permettersi più una simile temerarietà, disse a Gesù nel congedarli: “Faresti bene a tenere d’occhio il ragazzo; è capace di attirare molte noie su voi tutti.” Ed il giudice romano diceva il vero. Giuda causò molte noie a Gesù, e le noie erano sempre della stessa natura—scontri con le autorità civili a causa dei suoi scatti patriottici sconsiderati e malaccorti.
Gesù e Giuda andarono a Betania per la notte, spiegarono perché avevano mancato il loro appuntamento per la cena della Pasqua e ripartirono per Nazaret il giorno seguente. Gesù non parlò alla famiglia dell’arresto del suo giovane fratello a Gerusalemme, ma tre settimane dopo il loro ritorno ebbe un lungo colloquio con Giuda su questo episodio. Dopo questa conversazione con Gesù, Giuda stesso lo raccontò alla famiglia. Egli non dimenticò mai la pazienza e l’indulgenza che suo fratello-padre manifestò durante tutta questa rude esperienza.
Questa fu l’ultima Pasqua alla quale Gesù si recò con un membro della sua famiglia. Il Figlio dell’Uomo si stava staccando sempre più dalla stretta associazione con quelli della propria carne e del proprio sangue.
Quest’anno i suoi periodi di profonda meditazione furono spesso interrotti da Rut e dai suoi compagni di gioco. E Gesù era sempre pronto a rimandare le riflessioni sulla sua opera futura a favore del mondo e dell’universo per condividere la gioia infantile e l’allegria di questi giovani, che non si stancavano mai di ascoltare Gesù raccontare le esperienze dei suoi diversi viaggi a Gerusalemme. Essi amavano molto anche le sue storie sugli animali e sulla natura.
I ragazzi erano sempre i benvenuti al laboratorio di riparazioni. Gesù metteva della sabbia, dei blocchi di legno e dei ciottoli a fianco del laboratorio, e gruppi di giovani accorrevano là per divertirsi. Quando erano stanchi di giocare, i più intrepidi davano una sbirciatina nel laboratorio, e se il padrone non era troppo occupato, si azzardavano ad entrare dicendo: “Zio Joshua, esci e raccontaci una grande storia.” Allora lo facevano uscire tirandolo per le mani fino a che non si fosse seduto sulla sua pietra preferita vicino all’angolo del laboratorio, con i ragazzi seduti per terra in semicerchio davanti a lui. E come si divertiva questo piccolo gruppo con lo zio Joshua. Essi imparavano a ridere, e a ridere di cuore. Uno o due dei ragazzi più piccoli avevano l’abitudine di arrampicarsi sulle sue ginocchia e di sedervisi, seguendo con sguardo ammirato le espressioni del suo viso mentre raccontava le sue storie. I bambini amavano Gesù, e Gesù amava i bambini.
Era difficile per i suoi amici capire l’estensione delle sue attività intellettuali, la maniera in cui poteva così improvvisamente e completamente passare dalle profonde discussioni di politica, di filosofia o di religione al divertimento e alla gioiosa gaiezza di questi bambini dai cinque ai dieci anni d’età. A mano a mano che i suoi fratelli e sorelle crescevano egli aveva più disponibilità di tempo libero, e prima dell’arrivo dei nipoti egli prestava una grande attenzione a questi piccini. Ma non visse abbastanza a lungo sulla terra per godere molto i suoi nipoti.