Gesù aveva ora sette anni, l’età nella quale i bambini ebrei erano tenuti a cominciare la loro educazione ufficiale nelle scuole della sinagoga. Di conseguenza, in agosto di quest’anno egli iniziò la sua movimentata vita scolastica a Nazaret. Questo ragazzo leggeva, scriveva e parlava già correntemente due lingue, l’aramaico ed il greco. Egli doveva ora familiarizzarsi con il compito d’imparare a leggere, scrivere e parlare la lingua ebraica. Egli era veramente impaziente per la nuova vita scolastica che lo aspettava.
Per tre anni—fino ai dieci—egli frequentò la scuola elementare della sinagoga di Nazaret. Durante questi tre anni egli studiò i rudimenti del Libro della Legge così come redatto in lingua ebraica. Nei tre anni successivi egli studiò nella scuola superiore ed imparò a memoria, col metodo della ripetizione ad alta voce, gli insegnamenti più profondi della legge sacra. Egli fu diplomato dalla scuola della sinagoga nel corso del suo tredicesimo anno e fu restituito ai suoi genitori dai capi della sinagoga come un educato “figlio del comandamento”—un cittadino ormai responsabile della comunità d’Israele, cosa che gli imponeva di assistere alla Pasqua a Gerusalemme; di conseguenza, egli partecipò alla sua prima Pasqua quell’anno in compagnia di suo padre e di sua madre.
A Nazaret gli allievi si sedevano in semicerchio sul pavimento mentre il loro insegnante, il cazan, un funzionario della sinagoga, era seduto di fronte a loro. Cominciando dal Libro del Levitico, essi passavano allo studio degli altri libri della Legge, seguito dallo studio dei Profeti e dei Salmi. La sinagoga di Nazaret possedeva un esemplare completo delle Scritture in lingua ebraica. Prima dei dodici anni non si studiava nient’altro che le Scritture. Durante i mesi estivi le ore di scuola erano molto ridotte.
Gesù divenne presto padrone della lingua ebraica, e da giovane, quando nessun visitatore importante soggiornava a Nazaret, gli si chiedeva spesso di leggere le Scritture ebraiche ai fedeli riuniti nella sinagoga per i servizi religiosi regolari del sabato.
Beninteso, le scuole della sinagoga non avevano libri di testo. Per insegnare il cazan pronunciava una frase che gli scolari ripetevano all’unisono dopo di lui. Quando avevano accesso ai libri scritti della Legge, gli studenti imparavano le loro lezioni leggendo ad alta voce e ripetendo costantemente.
In aggiunta alla sua educazione ufficiale, Gesù cominciò poi a prendere contatto con la natura umana delle quattro parti della terra, giacché gli uomini di numerosi paesi andavano e venivano nel laboratorio di riparazioni di suo padre. Crescendo, egli si mescolò liberamente alle carovane che si fermavano vicino alla fontana per riposarsi e ristorarsi. Poiché parlava correntemente il greco, egli non aveva difficoltà a conversare con la maggior parte dei viaggiatori e dei conducenti delle carovane.
Nazaret era una stazione sulla via delle carovane ed un crocevia di viaggi, ed era largamente popolata da Gentili; allo stesso tempo era molto conosciuta come centro d’interpretazione liberale della legge ebraica tradizionale. In Galilea gli Ebrei si mescolavano con i Gentili più liberamente di quanto non fosse usanza in Giudea. E fra tutte le città della Galilea, gli Ebrei di Nazaret erano i più liberali nella loro interpretazione delle restrizioni sociali basate sui timori di contaminazione risultante dal contatto con i Gentili. Queste condizioni avevano dato origine ad una massima corrente a Gerusalemme: “Può uscire qualcosa di buono da Nazaret?”
Gesù ricevette la sua formazione morale e la sua cultura spirituale principalmente nel suo ambiente familiare. Acquisì molta della sua educazione intellettuale e teologica dal cazan. Ma la sua educazione reale—quel bagaglio di mente e di cuore per la prova effettiva di lottare con i difficili problemi della vita—l’ottenne mescolandosi ai suoi simili. Fu questa stretta associazione coi suoi simili, giovani e vecchi, Ebrei e Gentili, che gli fornì l’opportunità di conoscere la razza umana. Gesù era molto colto, nel senso che comprendeva completamente gli uomini e li amava con devozione.
Durante i suoi anni alla sinagoga egli fu uno studente brillante, possedendo un grande vantaggio per il fatto di saper parlare tre lingue. In occasione della fine del corso di Gesù nella sua scuola, il cazan di Nazaret fece notare a Giuseppe che egli temeva “di aver imparato più cose dalle domande penetranti di Gesù” di quante lui era “stato capace d’insegnare al ragazzo”.
Durante il suo intero corso di studi Gesù imparò molto e trasse grande ispirazione dai sermoni regolari del sabato nella sinagoga. Era usanza chiedere ai visitatori importanti che si fermavano il sabato a Nazaret di prendere la parola nella sinagoga. Crescendo, Gesù ascoltò molti grandi pensatori dell’intero mondo ebraico esporre i loro punti di vista, ed anche molti che non erano Ebrei ortodossi, poiché la sinagoga di Nazaret era un centro avanzato e liberale di pensiero e di cultura ebraici.
Entrando a scuola a sette anni (in quest’epoca gli Ebrei avevano appena messo in vigore una legge sull’istruzione obbligatoria), era usanza per gli allievi scegliere il loro “testo d’anniversario”, una sorta di regola d’oro per guidarli durante tutti i loro studi, e sul quale dovevano spesso relazionare nel corso del loro esame a tredici anni. Il testo che Gesù aveva scelto era tratto dal profeta Isaia: “Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha unto; egli mi ha inviato a portare la buona novella ai mansueti, a consolare gli afflitti, a proclamare la libertà agli schiavi ed a liberare i prigionieri spirituali.”
Nazaret era uno dei ventiquattro centri di sacerdozio della nazione ebraica. Ma il clero della Galilea era più liberale degli Scribi e dei rabbini della Giudea nell’interpretazione delle leggi tradizionali. E a Nazaret c’era anche più libertà circa l’osservanza del sabato, per questo Giuseppe aveva l’abitudine di condurre Gesù a passeggio il sabato pomeriggio. Una delle loro escursioni favorite consisteva nel salire sull’alta collina vicina alla loro casa, da dove avevano una vista panoramica di tutta la Galilea. A nordovest, con tempo sereno, essi potevano vedere la lunga cresta del Monte Carmelo che scendeva verso il mare; e Gesù ascoltò molte volte suo padre raccontare la storia di Elia, uno dei primi della lunga fila di profeti ebrei, che biasimò Acab e smascherò i sacerdoti di Baal. A nord, il Monte Hermon elevava il suo picco nevoso in uno splendore maestoso e monopolizzava la linea dell’orizzonte con i quasi mille metri delle sue pendici superiori che scintillavano del biancore delle nevi eterne. Lontano, ad oriente, essi potevano discernere la valle del Giordano e, molto più lontano, le colline rocciose di Moab. Anche a sud e ad est, quando il sole ne illuminava le mura di marmo, essi potevano scorgere le città greco-romane della Decapoli con i loro anfiteatri ed i loro templi pretenziosi. E quando si attardavano al calare del sole, potevano distinguere ad ovest i battelli a vela sul lontano Mediterraneo.
Dalle quattro direzioni Gesù poteva osservare i convogli di carovane che proseguivano il loro viaggio, entrando ed uscendo da Nazaret, e a sud poteva vedere il vasto e fertile paese della piana di Esdraelon, che si stendeva verso il Monte Gelboe e la Samaria.
Quando non salivano sulle alture per guardare i paesaggi lontani, essi vagabondavano per la campagna e studiavano la natura sotto i suoi vari aspetti secondo le stagioni. La primissima educazione di Gesù, a parte quella familiare, era consistita nel prendere un contatto rispettoso ed amorevole con la natura.
Prima degli otto anni egli era conosciuto da tutte le madri e dalle giovani di Nazaret, che l’avevano incontrato ed avevano parlato con lui alla fontana che era vicino a casa sua, e che era uno dei centri sociali d’incontro e di pettegolezzo dell’intera città. Quest’anno Gesù imparò a mungere la mucca della famiglia e a prendersi cura degli altri animali. Durante quest’anno e quello seguente egli imparò anche a fare il formaggio e a tessere. A dieci anni era un abile tessitore. Fu in quest’epoca che Gesù ed il suo giovane vicino Giacobbe divennero grandi amici del vasaio che lavorava nei pressi della fontana; e mentre osservavano le agili dita di Natan modellare l’argilla sul tornio, entrambi decisero molte volte di diventare vasai quando fossero cresciuti. Natan era molto affezionato ai ragazzi e spesso dava loro dell’argilla per giocare, cercando di stimolare la loro immaginazione creativa suggerendo di sfidarsi nel modellare vari oggetti ed animali.