Per tutta la notte Maria fu agitata, cosicché nessuno di loro dormì molto. Al levare del giorno i dolori del parto si manifestarono nettamente, ed a mezzogiorno del 21 agosto dell’anno 7 a.C., con l’aiuto e la gentile assistenza di alcune compagne di viaggio, Maria partorì un figlio maschio. Gesù di Nazaret era venuto al mondo; egli fu avvolto nei panni che Maria aveva portato per una tale possibile circostanza e fu adagiato in una vicina mangiatoia.
Il figlio promesso era nato esattamente nella stessa maniera in cui sono venuti al mondo tutti i bambini prima e dopo quel giorno; e all’ottavo giorno, secondo la pratica ebraica, egli fu circonciso e chiamato ufficialmente Joshua (Gesù).
Il giorno dopo la nascita di Gesù, Giuseppe fece la sua iscrizione. Incontrato un uomo con cui essi avevano conversato due sere prima a Gerico, Giuseppe fu condotto da lui presso un amico benestante che occupava una camera nella locanda e che si disse felice di scambiare il suo alloggio con quello della coppia di Nazaret. Quel pomeriggio essi si spostarono nella locanda dove rimasero per circa tre settimane, fino a quando trovarono alloggio nella casa di un lontano parente di Giuseppe.
Il secondo giorno dopo la nascita di Gesù, Maria mandò a dire ad Elisabetta che suo figlio era nato, e costei le aveva risposto invitando Giuseppe a recarsi a Gerusalemme per parlare con Zaccaria di tutte le loro faccende. La settimana seguente Giuseppe andò a Gerusalemme per conferire con Zaccaria. Zaccaria ed Elisabetta avevano entrambi acquisito la convinzione sincera che Gesù dovesse realmente diventare il liberatore degli Ebrei, il Messia, e che il loro figlio Giovanni sarebbe divenuto il capo dei suoi assistenti, il suo braccio destro del destino. E poiché Maria condivideva le stesse idee, non fu difficile persuadere Giuseppe a rimanere a Betlemme, la Città di Davide, affinché Gesù potesse crescere per divenire il successore di Davide sul trono di tutto Israele. Di conseguenza essi rimasero a Betlemme per più di un anno, mentre nel frattempo Giuseppe si occupava di alcuni lavori di carpenteria.
A mezzogiorno, al momento della nascita di Gesù, i serafini di Urantia, riuniti sotto gli ordini dei loro direttori, cantarono effettivamente degli inni di gloria sopra la mangiatoia di Betlemme, ma queste espressioni di lode non furono udite da nessun orecchio umano. Nessun pastore o altra creatura mortale venne a rendere omaggio al bambino di Betlemme fino al giorno dell’arrivo di certi sacerdoti provenienti da Ur, che Zaccaria aveva inviato da Gerusalemme.
A questi sacerdoti della Mesopotamia era stato detto qualche tempo prima da uno strano insegnante religioso del loro paese che egli aveva fatto un sogno nel quale fu informato che “la luce della vita” era sul punto di apparire sulla terra sotto forma di un bambino e tra gli Ebrei. Ed allora questi tre maestri partirono per cercare questa “luce della vita”. Dopo molte settimane di vane ricerche a Gerusalemme, essi stavano per ritornare ad Ur quando Zaccaria li incontrò e rivelò loro la sua credenza che Gesù fosse l’oggetto della loro ricerca, e li mandò a Betlemme dove trovarono il bambino e lasciarono i loro doni a Maria, sua madre terrena. Il bambino aveva quasi tre settimane al momento della loro visita.
Questi uomini saggi non videro alcuna stella per guidarli a Betlemme. La bella leggenda della stella di Betlemme ebbe origine così: Gesù era nato a mezzogiorno del 21 agosto dell’anno 7 a.C. Il 29 maggio dell’anno 7 a.C. si era verificata una straordinaria congiunzione di Giove e di Saturno nella costellazione dei Pesci. Ed è un fatto astronomico eccezionale che congiunzioni simili si siano prodotte il 29 settembre ed il 5 dicembre dello stesso anno. Sulla base di questi avvenimenti straordinari, ma totalmente naturali, gli zelanti bene intenzionati delle generazioni successive costruirono l’attraente leggenda della stella di Betlemme che condusse i Magi adoranti presso la mangiatoia, dove videro e adorarono il bambino appena nato. Alle menti dell’Oriente e del Medio Oriente piacciono molto le fiabe e tessono continuamente tali bei miti attorno alla vita dei loro capi religiosi e dei loro eroi politici. In assenza della stampa, quando la maggior parte della conoscenza umana si trasmetteva oralmente da una generazione all’altra, era molto facile che i miti diventassero tradizioni e che le tradizioni fossero alla fine accettate come fatti.