La credenza ha raggiunto il livello della fede quando motiva la vita e foggia il modo di vivere. L’accettazione di un insegnamento come vero non è fede, è semplice credenza. Né sono fede la certezza e la convinzione. Uno stato mentale raggiunge i livelli della fede solo quando domina effettivamente il modo di vivere. La fede è un attributo vivente dell’esperienza religiosa personale autentica. Si crede la verità, si ammira la bellezza e si onora la bontà, ma non le si adora; un tale atteggiamento di fede salvifica è incentrato solo su Dio, il quale è tutto ciò personificato ed infinitamente di più.
La credenza limita e vincola sempre; la fede amplia e svincola. La credenza fissa, la fede libera. Ma la fede religiosa vivente è più che un’associazione di nobili credenze, è più che un sistema elevato di filosofia; è un’esperienza vivente che concerne i significati spirituali, gli ideali divini ed i valori supremi; essa conosce Dio e serve l’uomo. Le credenze possono divenire proprietà di un gruppo, ma la fede deve essere personale. Le credenze teologiche possono essere suggerite ad un gruppo, ma la fede può sorgere soltanto nel cuore della singola persona religiosa.
La fede falsa la sua missione di fiducia quando pretende di negare le realtà e di conferire ai suoi adepti una conoscenza presunta. La fede è traditrice quando induce a tradire l’integrità intellettuale e sminuisce la fedeltà ai valori supremi e agli ideali divini. La fede non si sottrae mai al dovere di risolvere i problemi del vivere dei mortali. La fede vivente non favorisce la bigotteria, la persecuzione o l’intolleranza.
La fede non incatena l’immaginazione creativa, né mantiene un pregiudizio irragionevole verso le scoperte della ricerca scientifica. La fede vivifica la religione e costringe la persona religiosa a vivere eroicamente la regola d’oro. Lo zelo della fede è proporzionato alla conoscenza ed i suoi sforzi sono il preludio di una pace sublime.