Il fatto della religione consiste interamente nell’esperienza religiosa di esseri umani razionali e ordinari. Questo è il solo senso in cui la religione può mai essere considerata come scientifica od anche psicologica. La prova che la rivelazione è una rivelazione è questo stesso fatto dell’esperienza umana: il fatto che la rivelazione sintetizza le scienze della natura e la teologia della religione apparentemente divergenti in una filosofia dell’universo coerente e logica, in una spiegazione coordinata ed ininterrotta della scienza e della religione, producendo in tal modo un’armonia della mente ed una soddisfazione dello spirito che rispondono nell’esperienza umana a quegli interrogativi della mente mortale che anela a sapere come l’Infinito compie la sua volontà e fa i suoi piani nella materia, con la mente e sullo spirito.
La ragione è il metodo della scienza; la fede è il metodo della religione; la logica è la tentata tecnica della filosofia. La rivelazione compensa l’assenza della visione morontiale fornendo una tecnica per conseguire l’unità nella comprensione della realtà e nelle relazioni tra materia e spirito attraverso la mediazione della mente. La vera rivelazione non rende mai la scienza innaturale, la religione irragionevole o la filosofia illogica.
La ragione, con lo studio della scienza, può ricondurre tramite la natura ad una Causa Prima, ma ci vuole una fede religiosa per trasformare la Causa Prima della scienza in un Dio di salvezza; e la rivelazione è inoltre necessaria per convalidare tale fede, tale intuizione spirituale.
Ci sono due ragioni fondamentali per credere in un Dio che favorisce la sopravvivenza umana:
1. L’esperienza umana, la certezza personale, e registrate in un modo o in un altro, la speranza e la fiducia suscitate dall’Aggiustatore di Pensiero interiore.
2. La rivelazione della verità, sia per mezzo del ministero personale diretto dello Spirito della Verità, sia mediante il conferimento di Figli divini al mondo, sia attraverso le rivelazioni della parola scritta.
La scienza conclude la sua ricerca mediante la ragione nell’ipotesi di una Causa Prima. La religione non interrompe il suo volo di fede sino a quando non è sicura di un Dio di salvezza. Gli studi approfonditi della scienza suggeriscono logicamente la realtà e l’esistenza di un Assoluto. La religione crede senza riserve nell’esistenza e nella realtà di un Dio che favorisce la sopravvivenza della personalità. Quello che la metafisica non riesce assolutamente a fare, e quello che la filosofia stessa non riesce in parte a fare, lo fa la rivelazione; cioè, essa afferma che la Causa Prima della scienza e il Dio di salvezza della religione sono una sola e stessa Deità.
La ragione è la prova della scienza, la fede è la prova della religione, la logica è la prova della filosofia, ma la rivelazione è convalidata soltanto dall’esperienza umana. La scienza porta conoscenza; la religione porta felicità; la filosofia porta unità; la rivelazione conferma l’armonia esperienziale di questo approccio trino alla realtà universale.
La contemplazione della natura può solo rivelare un Dio della natura, un Dio di movimento. La natura mostra soltanto la materia, il movimento e l’animazione—la vita. In certe condizioni la materia con l’aggiunta di energia si manifesta in forme viventi, ma mentre la vita naturale è perciò relativamente continua come fenomeno, è del tutto transitoria per gli individui. La natura non offre la base per una credenza logica nella sopravvivenza della personalità umana. L’uomo religioso che trova Dio nella natura ha già trovato prima questo stesso Dio personale nella propria anima.
La fede rivela Dio nell’anima. La rivelazione, il sostituto della visione morontiale su un mondo evoluzionario, permette all’uomo di vedere nella natura lo stesso Dio che la fede rivela nella sua anima. In tal modo la rivelazione riesce a gettare un ponte sull’abisso tra il materiale e lo spirituale, tra la creatura ed il Creatore, tra l’uomo e Dio.
La contemplazione della natura conduce logicamente verso l’esistenza di una guida intelligente, cioè di una supervisione vivente, ma non rivela in alcun modo soddisfacente un Dio personale. D’altra parte la natura non rivela nulla che impedisca di considerare l’universo come opera del Dio della religione. Non si può trovare Dio tramite la sola natura, ma una volta che l’uomo l’ha trovato in altro modo, lo studio della natura diventa del tutto compatibile con un’interpretazione più elevata e più spirituale dell’universo.
La rivelazione, in quanto fenomeno epocale è periodica; in quanto esperienza umana personale è continua. La divinità funziona nella personalità umana come il dono dell’Aggiustatore del Padre, come lo Spirito della Verità del Figlio e come lo Spirito Santo dello Spirito d’Universo, e queste tre dotazioni supermortali sono unificate nell’evoluzione esperienziale umana come ministero del Supremo.
La vera religione è una penetrazione nella realtà, la figlia per fede della coscienza morale, e non un semplice assenso intellettuale ad un corpo di dottrine dogmatiche. La vera religione consiste nell’esperienza che “lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo i figli di Dio”. La religione non consiste in proposizioni teologiche, bensì nell’intuizione spirituale e nella sublimità della fiducia dell’anima.
La vostra natura più profonda—l’Aggiustatore divino—crea in voi fame e sete di rettitudine, il desiderio intenso di perfezione divina. La religione è l’atto di fede mediante il quale si riconosce questo impulso interiore al compimento divino; e così nascono quella fiducia e quella certezza dell’anima di cui prendete coscienza come la via della salvezza, la tecnica della sopravvivenza della personalità e tutti quei valori che siete giunti a considerare come veri e buoni.
La comprensione della religione non è mai dipesa e non dipenderà mai da una grande erudizione o da un’abile logica. Essa è intuizione spirituale, ed è proprio questa la ragione per cui alcuni dei più grandi maestri religiosi del mondo, e gli stessi profeti, hanno talvolta posseduto così poco della sapienza del mondo. La fede religiosa è accessibile sia all’istruito che all’ignorante.
La religione deve sempre essere la sua stessa critica ed il suo stesso giudice; essa non può mai essere valutata ed ancor meno compresa dall’esterno. La vostra sola assicurazione di un Dio personale consiste nel vostro stesso discernimento circa la vostra credenza nelle cose spirituali e la vostra esperienza di esse. Per tutti i vostri simili che hanno avuto una tale esperienza non è necessario alcun argomento sulla personalità o sulla realtà di Dio, mentre per tutti gli altri uomini che non sono così certi di Dio nessun argomento possibile potrebbe mai essere veramente convincente.
La psicologia può certamente tentare di studiare il fenomeno delle reazioni religiose all’ambiente sociale, ma non può mai sperare di penetrare i motivi reali ed interiori ed il lavorio della religione. Solo la teologia, il campo della fede e la tecnica della rivelazione, può offrire una qualche argomentazione intelligente sulla natura e sul contenuto dell’esperienza religiosa.