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Fascicolo 173
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Il lunedì a Gerusalemme

1. La purificazione del tempio

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Un enorme traffico commerciale si era sviluppato in connessione con i servizi e le cerimonie del culto nel tempio. C’era il commercio consistente nel fornire animali appropriati per i vari sacrifici. Sebbene fosse permesso ai fedeli di portare il proprio sacrificio, restava il fatto che questi animali dovevano essere esenti da ogni “difetto” nel senso della legge levitica e secondo l’interpretazione degli ispettori ufficiali del tempio. Molti fedeli avevano subito l’umiliazione di vedere il loro animale, ritenuto perfetto, respinto dagli esaminatori del tempio. Divenne perciò pratica generale acquistare gli animali sacrificali al tempio, e benché ci fossero parecchi allevamenti sul vicino Oliveto in cui potevano essere comperati, era divenuto costume acquistare questi animali direttamente nei recinti del tempio. Gradualmente si era sviluppato questo costume di vendere ogni sorta di animali sacrificali nei cortili del tempio. Era così sorto un esteso commercio da cui si traevano enormi profitti. Parte di questi guadagni era riservata al tesoro del tempio, ma la maggior parte tornava indirettamente nelle mani delle famiglie dell’alto sacerdozio che governava.

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Questa vendita di animali nel tempio prosperava perché, quando il fedele acquistava un tale animale, sebbene il prezzo fosse un po’ elevato, non c’erano più tasse da pagare e si era certi che il sacrificio presentato non sarebbe stato respinto sotto il pretesto di avere difetti reali o teorici. Di tanto in tanto venivano praticati al popolo comune esorbitanti aumenti di prezzo, specialmente durante le grandi feste nazionali. Ad un certo momento gli avidi sacerdoti arrivarono fino a chiedere l’equivalente di una settimana di lavoro per una coppia di piccioni che sarebbero stati venduti ai poveri per pochi soldi. I “figli di Anna” avevano già cominciato ad installare i loro bazar nei recinti del tempio, in quegli stessi luoghi di mercato che persisterono fino al momento della loro definitiva demolizione da parte del popolino tre anni prima della distruzione del tempio stesso.

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Ma il traffico di animali sacrificali e di mercanzie varie non era il solo modo in cui i cortili del tempio erano profanati. In quel periodo si era sviluppato un esteso sistema di scambi bancari e commerciali che era praticato nei recinti del tempio. E tutto ciò avvenne nel modo seguente: durante la dinastia degli Asmonei, gli Ebrei coniarono una loro moneta d’argento, e si era stabilita la pratica di esigere che la tassa del tempio di mezzo siclo e tutte le altre quote del tempio fossero pagate con questa moneta ebrea. Questa regola rese necessario che dei cambiavalute fossero autorizzati a cambiare i molti tipi di monete in circolazione in tutta la Palestina e nelle altre province dell’Impero Romano con questo siclo ortodosso di conio ebraico. La principale tassa del tempio, dovuta da tutti eccetto le donne, gli schiavi e i minori, era di mezzo siclo, una moneta della misura di un pezzo da dieci centesimi ma spessa il doppio. All’epoca di Gesù anche i sacerdoti erano stati esentati dal pagamento dell’imposta del tempio. Di conseguenza, dal 15 al 25 del mese precedente la Pasqua, dei cambiavalute accreditati erigevano le loro bancarelle nelle principali città della Palestina allo scopo di fornire agli Ebrei la moneta appropriata per pagare le tasse del tempio al loro arrivo a Gerusalemme. Dopo questo periodo di dieci giorni, questi cambiavalute andavano a Gerusalemme ed installavano i loro banchi di cambio nei cortili del tempio. Essi erano autorizzati a chiedere una commissione che andava da tre a quattro centesimi per il cambio di una moneta che valeva circa dieci centesimi, e nel caso fosse stata presentata per il cambio una moneta di valore superiore, era loro permesso chiedere il doppio. Questi banchieri del tempio traevano anche profitto dal cambio di tutto il denaro destinato all’acquisto degli animali sacrificali, al pagamento di voti e alle offerte.

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Questi cambiavalute del tempio non solo conducevano regolari affari di banca per trarre profitto dal cambio di più di venti tipi di monete che periodicamente i pellegrini in visita portavano a Gerusalemme, ma s’impegnavano anche in tutti gli altri tipi di transazioni connesse con l’attività bancaria. Il tesoro del tempio e i capi religiosi traevano immensi profitti da queste attività commerciali. Non era raro che il tesoro del tempio contenesse l’equivalente di più di dieci milioni di dollari, mentre il popolo comune languiva nella miseria e continuava a pagare queste tasse ingiuste.

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In mezzo a questa rumorosa aggregazione di cambiavalute, di venditori e di mercanti di bestiame, Gesù, questo lunedì mattina, tentò d’insegnare il vangelo del regno dei cieli. Egli non era il solo ad indignarsi per questa profanazione del tempio; il popolo comune, specialmente gli Ebrei in visita provenienti dalle province straniere, erano anch’essi profondamente risentiti per questo affarismo profanatore della loro casa nazionale di culto. In questo periodo il Sinedrio stesso teneva le sue riunioni ordinarie in una sala circondata da tutto questo vociare e questa confusione di commerci e di baratti.

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Nel momento in cui Gesù stava per iniziare il suo discorso, accaddero due fatti che attirarono la sua attenzione. Al banco di un vicino cambiavalute era sorta una violenta ed animata discussione circa una commissione ritenuta troppo elevata da un Ebreo di Alessandria, mentre contemporaneamente l’aria era lacerata dai muggiti di una mandria di un centinaio di buoi che stavano per essere trasferiti da una sezione dei recinti per il bestiame ad un’altra. Mentre Gesù si fermava, osservando silenziosamente ma pensierosamente questa scena di commercio e di confusione, notò vicino a lui un candido Galileo, un uomo con cui egli aveva parlato in passato ad Iron, che veniva deriso e spintonato da Giudei arroganti ed altezzosi; e tutto ciò si combinò per provocare nell’anima di Gesù uno di quegli strani periodici accessi d’indignata emozione.

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Con meraviglia dei suoi apostoli, che stavano nelle immediate vicinanze e che si astennero dal partecipare alla scena che seguì subito, Gesù scese dalla pedana d’insegnamento e, dirigendosi verso il ragazzo che stava conducendo il bestiame attraverso il cortile, gli tolse la frusta di corde e condusse immediatamente gli animali fuori del tempio. E questo non fu tutto; davanti agli sguardi meravigliati delle migliaia di persone riunite nel cortile del tempio egli avanzò maestosamente a grandi passi verso il recinto più lontano del bestiame e si mise ad aprire le porte di ogni stalla e a condurre fuori gli animali imprigionati. Allora i pellegrini riuniti furono galvanizzati, e con clamore tumultuoso andarono verso i bazar e cominciarono a rovesciare i tavoli dei cambiavalute. In meno di cinque minuti ogni commercio era stato spazzato via dal tempio. Nel momento in cui le vicine guardie romane apparvero sulla scena tutto era tranquillo e la folla si era calmata. Gesù, risalendo sulla pedana degli oratori, disse alla moltitudine: “Voi siete stati testimoni in questo giorno di ciò che sta scritto nelle Scritture: ‘La mia casa sarà chiamata una casa di preghiera per tutte le nazioni, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri.’ ”

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Ma prima che egli potesse pronunciare altre parole, la grande assemblea proruppe in osanna di lode, e subito un gruppo di giovani uscì dalla folla per cantare inni di riconoscenza perché i mercanti profani e speculatori erano stati cacciati dal tempio sacro. Nel frattempo erano arrivati sulla scena alcuni sacerdoti, e uno di loro disse a Gesù: “Non ascolti tu ciò che dicono i figli dei Leviti?” E il Maestro rispose: “Non hai mai letto tu: ‘La lode è uscita perfetta dalla bocca dei bambini e dei lattanti’?” E per tutto il resto di quel giorno, mentre Gesù insegnava, delle guardie incaricate dal popolo sorvegliarono ogni portico e non permisero a nessuno di trasportare nemmeno un recipiente vuoto attraverso i cortili del tempio.

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Quando i capi dei sacerdoti e gli Scribi seppero di questi avvenimenti, furono sbalorditi. Essi temettero ancora di più il Maestro e furono ancor più determinati ad ucciderlo. Ma erano perplessi. Essi non sapevano come portare a compimento la sua morte, perché temevano grandemente le moltitudini che avevano ora manifestato così apertamente la loro approvazione all’espulsione degli speculatori profani. E per tutto questo giorno, un giorno di quiete e di pace nei cortili del tempio, il popolo ascoltò l’insegnamento di Gesù e fu letteralmente sospeso alle sue labbra.

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Questo sorprendente atto di Gesù oltrepassò la comprensione dei suoi apostoli. Essi furono talmente colti di sorpresa da questa azione improvvisa ed inattesa del loro Maestro che rimasero per tutto l’episodio raggruppati vicino alla pedana degli oratori; essi non alzarono mai un dito per appoggiare questa purificazione del tempio. Se questo spettacolare avvenimento fosse accaduto il giorno prima, al momento dell’arrivo trionfale di Gesù al tempio al termine della tumultuosa processione attraverso le porte della città, acclamato senza sosta ad alta voce dalla moltitudine, essi sarebbero stati pronti ad agire, ma per il modo in cui ciò accadde, erano totalmente impreparati a parteciparvi.

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Questa purificazione del tempio rivelò l’atteggiamento del Maestro verso la commercializzazione delle pratiche religiose come pure la sua repulsione per tutte le forme d’ingiustizia e di speculazione a spese dei poveri e degli ignoranti. Questo episodio dimostrò anche che Gesù non approvava il rifiuto d’impiegare la forza per proteggere la maggioranza di un dato gruppo umano contro le pratiche inique e soggioganti di minoranze ingiuste capaci di trincerarsi dietro il potere politico, finanziario o ecclesiastico. Non si deve permettere a degli uomini astuti, perversi ed intriganti di organizzarsi per sfruttare ed opprimere coloro che, a causa del loro idealismo, non sono disposti a ricorrere alla forza per proteggersi o per mettere in esecuzione i loro lodevoli progetti di vita.


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