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Fascicolo 142
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La Pasqua a Gerusalemme

7. La lezione sulla famiglia

142:7.1

Dopo l’intenso periodo d’insegnamento e di lavoro personale della settimana di Pasqua a Gerusalemme, Gesù trascorse il mercoledì seguente a Betania con i suoi apostoli per riposarsi. Quel pomeriggio Tommaso pose una domanda che provocò una lunga ed istruttiva risposta. Disse Tommaso: “Maestro, il giorno in cui siamo stati scelti come ambasciatori del regno ci hai detto molte cose, ci hai istruiti sul nostro modo personale di vivere, ma che cosa insegneremo noi alle folle? Come dovranno vivere queste persone dopo che il regno si sarà maggiormente manifestato? I tuoi discepoli avranno propri schiavi? I tuoi credenti cercheranno la povertà e fuggiranno la giustizia? La misericordia sarà la sola a prevalere in modo che non avremo più né leggi né tribunali?” Gesù e i dodici trascorsero tutto il pomeriggio e tutta quella sera, dopo la cena, a discutere le domande di Tommaso. Ai fini di questa esposizione, presentiamo il seguente riassunto delle istruzioni del Maestro:

142:7.2

Gesù cercò in primo luogo di spiegare ai suoi apostoli che egli stava vivendo sulla terra una vita unica nella carne, e che essi, i dodici, erano stati chiamati a partecipare a questa esperienza di conferimento del Figlio dell’Uomo; ed in tale qualità di collaboratori anch’essi dovevano condividere molte delle restrizioni e degli obblighi speciali dell’intera esperienza del conferimento. Vi fu un velato accenno al fatto che il Figlio dell’Uomo era la sola persona mai vissuta sulla terra che poteva simultaneamente vedere nel cuore stesso di Dio e nelle profondità dell’anima umana.

142:7.3

Gesù spiegò molto chiaramente che il regno dei cieli era un’esperienza evoluzionaria, che cominciava qui sulla terra e progrediva attraverso tappe di vita successive fino al Paradiso. Nel corso della sera egli affermò in modo preciso che ad un certo stadio futuro dello sviluppo del regno egli sarebbe ritornato su questo mondo in potenza spirituale e gloria divina.

142:7.4

Egli chiarì poi che “l’idea del regno” non era il modo migliore per illustrare la relazione dell’uomo con Dio; che egli impiegava queste figure retoriche perché il popolo ebreo era in attesa del regno e perché Giovanni aveva predicato in termini del regno futuro. Gesù disse: “Le persone di un’altra epoca comprenderanno meglio il vangelo del regno quando sarà presentato in termini che esprimono le relazioni di famiglia—quando l’uomo comprenderà la religione come l’insegnamento della paternità di Dio e della fratellanza dell’uomo, la filiazione con Dio.” Poi il Maestro parlò abbastanza a lungo della famiglia terrena come di un’illustrazione della famiglia celeste, ripetendo le due leggi fondamentali della vita: il primo comandamento d’amore per il padre, il capo della famiglia, ed il secondo comandamento d’amore reciproco tra i figli, amare tuo fratello come te stesso. E spiegò poi che questa qualità d’affetto fraterno si sarebbe invariabilmente manifestata nel servizio sociale amorevole e disinteressato.

142:7.5

Seguì poi la memorabile discussione sulle caratteristiche fondamentali della vita di famiglia e sulla loro applicazione alle relazioni esistenti tra Dio e l’uomo. Gesù affermò che una vera famiglia si fonda sui sette fatti seguenti:

142:7.6

1. La realtà dell’esistenza. Le relazioni naturali ed i fenomeni di somiglianza fisica sono legati alla famiglia: i figli ereditano certi tratti dei genitori. I figli hanno origine dai genitori; l’esistenza della personalità dipende dall’atto del genitore. La relazione tra padre e figlio è inerente a tutta la natura e pervade tutte le esistenze viventi.

142:7.7

2. Sicurezza e diletto. I veri padri provano grande piacere nel provvedere ai bisogni dei loro figli. Molti padri non si accontentano di fornire il semplice necessario ai loro figli, ma amano anche provvedere ai loro piaceri.

142:7.8

3. Istruzione ed apprendistato. I padri saggi fanno dei piani accurati per l’istruzione e l’adeguato apprendistato dei loro figli e delle loro figlie. Da giovani essi vengono preparati alle responsabilità più grandi della vita successiva.

142:7.9

4. Disciplina e limitazioni. I padri previdenti provvedono anche per la disciplina, il governo, la correzione e talvolta per le limitazioni necessarie alla loro giovane ed immatura discendenza.

142:7.10

5. Cameratismo e lealtà. Il padre affettuoso intrattiene rapporti intimi ed amorevoli con i suoi figli. Il suo orecchio è sempre aperto alle loro richieste; egli è sempre pronto a condividere le loro sofferenze e ad aiutarli nelle loro difficoltà. Il padre è supremamente interessato al benessere progressivo della sua progenie.

142:7.11

6. Amore e misericordia. Un padre compassionevole perdona generosamente; i padri non nutrono idee di vendetta contro i loro figli. I padri non sono simili né a dei giudici, né a dei nemici, né a dei creditori. Le vere famiglie sono costruite sulla tolleranza, la pazienza ed il perdono.

142:7.12

7. Disposizioni per il futuro. I padri temporali amano lasciare un’eredità ai loro figli. La famiglia continua da una generazione all’altra. La morte mette fine ad una generazione soltanto per segnare l’inizio di un’altra. La morte pone termine ad una vita individuale, ma non necessariamente alla famiglia.

142:7.13

Per ore il Maestro discusse l’applicazione di questi aspetti della vita familiare alle relazioni dell’uomo, il figlio terreno, con Dio, il Padre del Paradiso. E questa fu la sua conclusione: “Io conosco alla perfezione l’intera relazione di un figlio con il Padre, perché ho raggiunto ora tutto quello che voi dovrete conseguire circa la filiazione nell’eterno futuro. Il Figlio dell’Uomo è pronto ad ascendere alla destra del Padre, cosicché in me la via ora aperta è ancora più spaziosa perché tutti voi vediate Dio e, prima che abbiate terminato la gloriosa progressione, diveniate perfetti, come vostro Padre nei cieli è perfetto.”

142:7.14

Quando gli apostoli udirono queste sorprendenti parole, si ricordarono le dichiarazioni che Giovanni fece al momento del battesimo di Gesù, e conservarono così un ricordo molto vivo di questa esperienza in connessione con la loro predicazione ed il loro insegnamento dopo la morte e la risurrezione del Maestro.

142:7.15

Gesù è un Figlio divino, uno che è nella piena fiducia del Padre Universale. Egli era stato con il Padre e lo aveva compreso pienamente. Ora aveva vissuto la sua vita terrena con piena soddisfazione del Padre, e questa incarnazione nella carne gli aveva permesso di comprendere pienamente l’uomo. Gesù era la perfezione dell’uomo; egli aveva raggiunto proprio quella perfezione che tutti i veri credenti sono destinati a raggiungere in lui e per mezzo di lui. Gesù rivelò un Dio di perfezione all’uomo e presentò con se stesso il figlio perfezionato dei regni a Dio.

142:7.16

Sebbene Gesù avesse parlato per parecchie ore, Tommaso non era ancora soddisfatto, perché disse: “Ma, Maestro, noi non troviamo che il Padre che è nei cieli ci tratti sempre con bontà e misericordia. Molte volte noi soffriamo terribilmente sulla terra, e non sempre le nostre preghiere sono esaudite. In che cosa non riusciamo a comprendere il significato del tuo insegnamento?”

142:7.17

Gesù replicò: “Tommaso, Tommaso, quanto tempo ci vorrà prima che tu acquisisca la capacità di ascoltare con l’orecchio dello spirito? Quanto tempo passerà prima che tu capisca che questo regno è un regno spirituale e che mio Padre è anch’esso un essere spirituale? Non comprendi che vi sto istruendo come dei figli spirituali nella famiglia spirituale dei cieli, il cui padre che è a capo è uno spirito infinito ed eterno? Non mi permetterai di utilizzare la famiglia terrena come illustrazione delle relazioni divine senza applicare così alla lettera il mio insegnamento agli affari materiali? Non riesci a separare nella tua mente le realtà spirituali del regno dai problemi materiali, sociali, economici e politici di quest’epoca? Quando parlo il linguaggio dello spirito perché insisti a tradurre il mio proposito nel linguaggio della carne, semplicemente perché mi permetto d’impiegare comparazioni fisiche e correnti per fornire degli esempi? Figli miei, vi supplico di cessare di applicare l’insegnamento del regno dello spirito ai meschini affari di schiavitù, di povertà, di case e di terre, ed ai problemi materiali di equità e di giustizia umane. Queste materie temporali riguardano gli uomini di questo mondo, e benché in qualche modo riguardino tutti gli uomini, voi siete stati chiamati a rappresentarmi nel mondo come io rappresento mio Padre. Voi siete gli ambasciatori spirituali di un regno spirituale, i rappresentanti speciali del Padre spirituale. In questo momento dovrebbe già essermi possibile istruirvi come uomini maturi del regno dello spirito. Dovrò sempre rivolgermi a voi soltanto come a dei bambini? Non crescerete mai in percezione spirituale? Ciononostante io vi amo e vi sopporterò, anche fino al termine della nostra associazione nella carne. Ed anche allora il mio spirito vi precederà nel mondo intero.”


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