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Fascicolo 142
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La Pasqua a Gerusalemme

2. La collera di Dio

142:2.1

C’era a Gerusalemme ad assistere alle festività della Pasqua un certo Giacobbe, un ricco commerciante ebreo di Creta, che venne da Andrea a chiedere di vedere Gesù in privato. Andrea combinò questo incontro segreto con Gesù a casa di Flavio per la sera del giorno successivo. Quest’uomo non riusciva a comprendere gli insegnamenti del Maestro e veniva perché desiderava informarsi più completamente sul regno di Dio. Giacobbe disse a Gesù: “Ma, Rabbi, Mosè e gli antichi profeti ci dicono che Yahweh è un Dio geloso, un Dio di grande collera e d’ira crudele. I profeti dicono che odia i peccatori e si vendica di coloro che non obbediscono alla sua legge. Tu ed i tuoi discepoli c’insegnate che Dio è un Padre compassionevole e buono che ama talmente tutti gli uomini da volerli accogliere in questo nuovo regno dei cieli, che tu proclami essere così vicino.”

142:2.2

Quando Giacobbe ebbe finito di parlare, Gesù rispose: “Giacobbe, tu hai esposto bene gli insegnamenti degli antichi profeti, che istruirono i figli della loro generazione conformemente alla luce del loro tempo. Nostro Padre in Paradiso è immutabile. Ma il concetto della sua natura s’è ampliato ed accresciuto dai giorni di Mosè, attraverso i tempi di Amos e fino alla generazione del profeta Isaia. Ora io sono venuto nella carne per rivelare il Padre in una nuova gloria e per manifestare il suo amore e la sua misericordia a tutti gli uomini su tutti i mondi. Via via che il vangelo di questo regno si diffonderà nel mondo con il suo messaggio d’incoraggiamento e di buona volontà a tutti gli uomini, si stabiliranno maggiori e migliori relazioni tra le famiglie di tutte le nazioni. Con il passare del tempo, i padri ed i loro figli si ameranno di più gli uni con gli altri e saranno così portati ad una migliore comprensione dell’amore del Padre che è nei cieli per i suoi figli sulla terra. Ricordati, Giacobbe, che un padre buono e sincero non solo ama la sua famiglia come un tutto—come una famiglia—ma ama anche veramente e cura affettuosamente ogni singolo membro.”

142:2.3

Dopo una prolungata discussione sul carattere del Padre celeste, Gesù si fermò per dire: “Tu, Giacobbe, essendo padre di una numerosa famiglia, conosci bene la verità delle mie parole.” E Giacobbe disse: “Ma, Maestro, chi ti ha detto che ero il padre di sei figli? Come hai saputo questo sul mio conto?” Ed il Maestro replicò: “Basti dire che il Padre ed il Figlio conoscono ogni cosa, perché in verità essi vedono tutto. Amando i tuoi figli come un padre terreno, tu devi ora accettare come una realtà l’amore del Padre celeste per te—non solo per tutti i figli di Abramo, ma per te, per la tua anima individuale.”

142:2.4

Poi Gesù proseguì a dire: “Quando i tuoi figli sono molto giovani ed immaturi, e devi punirli, essi possono pensare che il loro padre è adirato e pieno di collera risentita. La loro immaturità non permette loro di penetrare al di là della punizione per discernere l’affetto previdente e correttivo del padre. Ma quando questi stessi figli diventano uomini e donne, non sarebbe insensato da parte loro rimanere attaccati a queste antiche e false nozioni sul loro padre? In quanto uomini e donne essi possono ora discernere l’amore del loro padre in tutte queste punizioni di un tempo. E con il passare dei secoli l’umanità non dovrebbe giungere a comprendere meglio la vera natura ed il carattere amorevole del Padre che è nei cieli? Quale profitto trai dall’illuminazione spirituale delle generazioni successive se persisti a vedere Dio come lo videro Mosè ed i profeti? Io ti dico, Giacobbe, che alla brillante luce di quest’ora tu dovresti vedere il Padre come nessuno dei tuoi predecessori l’ha mai visto. E vedendolo così, dovresti rallegrarti di entrare nel regno dove regna un Padre così misericordioso, e dovresti fare in modo che la sua volontà d’amore domini d’ora in poi la tua vita.”

142:2.5

E Giacobbe rispose: “Rabbi, io credo; desidero che tu mi conduca nel regno del Padre.”


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