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I fondamenti della fede religiosa

8. Le prove della religione

102:8.1

La prova migliore della realtà e dell’efficacia della religione consiste nel fatto dell’esperienza umana; cioè che l’uomo, timoroso e sospettoso per natura, dotato per nascita di un forte istinto di autoconservazione e ardentemente desideroso di sopravvivere dopo la morte, è totalmente disposto ad affidare gli interessi più profondi del suo presente e del suo futuro alla custodia e alla direzione del potere e della persona designata dalla sua fede come Dio. Questa è la sola verità centrale di ogni religione. Quanto a quello che questo potere o questa persona esigono dall’uomo in cambio di questa protezione e di questa salvezza finale, non vi sono due religioni che siano d’accordo; in effetti esse sono tutte più o meno in disaccordo.

102:8.2

Riguardo allo status di una religione nella scala evoluzionaria, essa può essere meglio giudicata secondo i suoi giudizi morali e le sue norme etiche. Più è elevata la qualità di una religione, più incoraggia ed è incoraggiata da una moralità sociale e da una cultura etica in costante progresso. Non si può giudicare una religione dallo status della civiltà che l’accompagna; sarebbe meglio valutare la natura reale di una civiltà secondo la purezza e la nobiltà della sua religione. Molti degli istruttori religiosi più rimarchevoli del mondo sono stati praticamente degli illetterati. La sapienza del mondo non è necessaria per manifestare una fede salvifica nelle realtà eterne.

102:8.3

La differenza tra le religioni delle diverse epoche dipende interamente dalla differenza nella comprensione umana della realtà e dal suo diverso riconoscimento dei valori morali, delle relazioni etiche e delle realtà spirituali.

102:8.4

L’etica è l’eterno specchio sociale o razziale che riflette fedelmente il progresso altrimenti non osservabile degli sviluppi spirituali religiosi interiori. L’uomo ha sempre pensato a Dio nei termini di quanto conosceva di meglio, delle sue idee più profonde e dei suoi ideali più elevati. Anche la religione storica ha sempre creato le sue concezioni su Dio partendo dai suoi valori riconosciuti più elevati. Ogni creatura intelligente dà il nome di Dio a ciò che conosce di migliore e di più elevato.

102:8.5

La religione, quando è ridotta in termini di ragione e d’espressione intellettuale, ha sempre osato criticare la civiltà ed il progresso evoluzionario giudicandoli secondo i suoi criteri di cultura etica e di progresso morale.

102:8.6

Mentre la religione personale precede l’evoluzione della morale umana, si constata con rammarico che la religione istituzionale è invariabilmente rimasta al traino dei costumi in lento cambiamento delle razze umane. La religione organizzata si è dimostrata essere in ritardo per conservatorismo. I profeti hanno generalmente guidato il popolo nello sviluppo religioso; i teologi li hanno generalmente tenuti a freno. La religione, essendo una questione di esperienza interiore o personale, non può mai svilupparsi molto in anticipo sull’evoluzione intellettuale delle razze.

102:8.7

Ma la religione non è mai elevata dal ricorso ai cosiddetti miracoli. La ricerca dei miracoli è un ritorno alle religioni primitive della magia. La vera religione non ha niente a che fare con pretesi miracoli e la religione rivelata non indica mai i miracoli come prova di autorità. La religione è sempre radicata e fondata sull’esperienza personale. E la vostra religione più elevata, la vita di Gesù, fu proprio una tale esperienza personale: l’uomo, l’uomo mortale, che cerca Dio e lo trova in pienezza nel corso di una breve vita nella carne, mentre nella stessa esperienza umana apparve Dio che cercò l’uomo e lo trovò con piena soddisfazione dell’anima perfetta di supremazia infinita. E questa è la religione, la più elevata fino ad ora rivelata nell’universo di Nebadon—la vita terrena di Gesù di Nazaret.

102:8.8

[Presentato da un Melchizedek di Nebadon]


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