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La religione nell’esperienza umana

7. L’apice della vita religiosa

100:7.1

Benché un comune mortale di Urantia non possa sperare di raggiungere l’alta perfezione di carattere che Gesù di Nazaret acquisì mentre soggiornava nella carne, è del tutto possibile per ogni credente mortale sviluppare una forte personalità unificata secondo le linee perfezionate della personalità di Gesù. La caratteristica straordinaria della personalità del Maestro non era tanto la sua perfezione quanto la sua simmetria, la sua squisita ed equilibrata unificazione. La presentazione più efficace di Gesù consiste nel seguire l’esempio di colui che disse, indicando il Maestro in piedi davanti ai suoi accusatori: “Ecco l’uomo!”

100:7.2

La benevolenza inesauribile di Gesù toccava il cuore degli uomini, ma la sua risoluta forza di carattere stupiva i suoi seguaci. Egli era veramente sincero; non c’era nulla d’ipocrita in lui. Egli era privo di finzione ed ostentazione; era sempre così piacevolmente franco. Non si abbassava mai a pretendere e non faceva mai ricorso alla simulazione. Egli viveva la verità esattamente come l’insegnava. Egli era la verità. Era costretto a proclamare la verità salvifica alla sua generazione, anche se tale sincerità causava talvolta dolore. Egli era indiscutibilmente fedele a tutta la verità.

100:7.3

Ma il Maestro era così ragionevole, così accessibile. Era così pratico in tutto il suo ministero, mentre tutti i suoi piani erano caratterizzati da un così santificato buon senso. Egli era così scevro da ogni tendenza bizzarra, stramba o eccentrica. Non era mai capriccioso, stravagante o isterico. In tutto il suo insegnamento ed in tutto ciò che faceva c’era sempre una squisita discriminazione associata ad uno straordinario senso di opportunità.

100:7.4

Il Figlio dell’Uomo era sempre una personalità ben equilibrata. I suoi stessi nemici gli portavano un totale rispetto; temevano addirittura la sua presenza. Gesù era senza paura. Era pieno d’entusiasmo divino, ma non divenne mai fanatico. Era emotivamente attivo ma mai volubile. Era immaginativo ma sempre pratico. Affrontava apertamente le realtà della vita, ma non era mai monotono o prosaico. Era coraggioso, ma mai temerario; prudente, ma mai codardo. Era compassionevole, ma non sentimentale; eccezionale, ma non eccentrico. Era pio, ma non bigotto. Ed era così equilibrato perché era così perfettamente unificato.

100:7.5

L’originalità di Gesù non era repressa. Egli non era legato dalla tradizione od ostacolato dall’asservimento a grette convenzionalità. Egli parlava con indubbia sicurezza ed insegnava con assoluta autorità. Ma la sua stupenda originalità non gli faceva trascurare le gemme di verità contenute negli insegnamenti dei suoi predecessori e dei suoi contemporanei. Ed il più originale dei suoi insegnamenti era l’esaltazione dell’amore e della misericordia in luogo della paura e del sacrificio.

100:7.6

Gesù era di vedute molto ampie. Egli esortava i suoi seguaci a predicare il vangelo a tutti i popoli. Era privo di ogni ristrettezza mentale. Il suo cuore compassionevole abbracciava tutta l’umanità, addirittura un universo. Il suo invito era sempre: “Chiunque lo voglia mi segua.”

100:7.7

Fu detto giustamente di Gesù che “Egli aveva fiducia in Dio.” Come uomo tra gli uomini egli manifestò la fiducia più sublime nel Padre celeste. Egli aveva fiducia in suo Padre come un bambino ha fiducia nei suoi genitori terreni. La sua fede era perfetta ma mai presuntuosa. Per quanto la natura potesse sembrare crudele o indifferente al benessere degli uomini sulla terra, Gesù non vacillò mai nella sua fede. Egli era immune da delusioni ed insensibile alle persecuzioni. Non era toccato da un apparente fallimento.

100:7.8

Egli amava gli uomini come fratelli, riconoscendo allo stesso tempo quanto erano differenti per doti innate e per qualità acquisite. “Egli andava in giro facendo del bene.”

100:7.9

Gesù era una persona straordinariamente gaia, ma non era un ottimista cieco ed irragionevole. Le sue costanti parole d’esortazione erano: “Fatevi coraggio.” Egli poteva mantenere questo atteggiamento fiducioso a causa della sua salda fede in Dio e della sua fiducia incrollabile nell’uomo. Egli era sempre premuroso in modo toccante verso tutti gli uomini perché li amava e credeva in loro. Tuttavia era sempre fedele alle sue convinzioni e stupendamente fermo nella sua devozione a fare la volontà di suo Padre.

100:7.10

Il Maestro era sempre generoso. Non si stancava mai di dire che “è più benedetto dare che ricevere.” Egli diceva: “Voi avete ricevuto gratuitamente, date gratuitamente”. Eppure, con tutta la sua smisurata generosità, non era mai sprecone o stravagante. Egli insegnava che bisognava credere per ricevere la salvezza. “Perché chiunque cerca riceverà.”

100:7.11

Egli era schietto, ma sempre gentile. Diceva: “Se non fosse così ve l’avrei detto.” Era franco, ma sempre amichevole. Era esplicito nel suo amore per il peccatore e nella sua avversione per il peccato. Ma in tutta questa stupefacente franchezza era infallibilmente equo.

100:7.12

Gesù era sempre di buon umore, nonostante che talvolta avesse bevuto abbondantemente dalla coppa del dolore umano. Egli affrontava intrepidamente le realtà dell’esistenza ed era pieno d’entusiasmo per il vangelo del regno. Ma controllava il suo entusiasmo; non si faceva mai trasportare da esso. Egli era consacrato senza riserve “agli affari del Padre”. Questo entusiasmo divino portava i suoi fratelli non spirituali a credere che fosse fuori di sé, ma l’universo che lo osservava lo valutava come il modello della sanità di mente ed il modello della devozione umana suprema ai criteri elevati di vita spirituale. Il suo entusiasmo controllato era contagioso; i suoi compagni erano indotti a condividere il suo ottimismo divino.

100:7.13

Quest’uomo di Galilea non era un uomo di dolore; era un’anima di felicità. Egli diceva sempre: “Rallegratevi e siate estremamente felici.” Ma quando il dovere lo richiese, egli accettò di camminare coraggiosamente attraverso la “valle dell’ombra della morte”. Egli era felice ma allo stesso tempo umile.

100:7.14

Il suo coraggio era uguagliato soltanto dalla sua pazienza. Quando era sollecitato ad agire prematuramente, egli si limitava a rispondere: “La mia ora non è ancora giunta.” Egli non aveva mai fretta; la sua compostezza era sublime. Ma s’indignava spesso contro il male, non tollerava il peccato. Fu spesso spinto energicamente ad opporsi a ciò che era contrario al benessere dei suoi figli terreni. Ma la sua indignazione contro il peccato non lo portò mai ad adirarsi contro il peccatore.

100:7.15

Il suo coraggio era splendido, ma egli non fu mai temerario. Il suo motto era “non temete.” La sua audacia era sublime ed il suo coraggio spesso eroico. Ma il suo coraggio era unito al discernimento e controllato dalla ragione. Era un coraggio nato dalla fede, non l’avventatezza di una cieca presunzione. Egli era veramente coraggioso, ma mai temerario.

100:7.16

Il Maestro era un modello di riverenza. La preghiera della sua giovinezza cominciava con “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome.” Egli era anche rispettoso dell’errato culto dei suoi simili. Ma questo non gli impediva di attaccare le tradizioni religiose o di combattere gli errori della credenza umana. Egli riveriva la vera santità, ma poteva giustamente rivolgersi ai suoi simili dicendo “Chi tra di voi mi convincerà di peccare?”

100:7.17

Gesù era grande perché era buono e fraternizzava anche con i bambini. Era garbato e modesto nella sua vita personale, pur essendo l’uomo divenuto perfetto di un universo. I suoi compagni lo chiamavano spontaneamente Maestro.

100:7.18

Gesù era la personalità umana perfettamente unificata. Ed oggi, come allora in Galilea, egli continua ad unificare l’esperienza mortale e a coordinare gli sforzi umani. Egli unifica la vita, nobilita il carattere e semplifica l’esperienza. Egli penetra la mente umana per elevarla, trasformarla e trasfigurarla. È letteralmente vero che: “Se un uomo ha Cristo Gesù in lui, è una nuova creatura; le vecchie cose stanno scomparendo; ecco, tutte le cose divengono nuove.”

100:7.19

[Presentato da un Melchizedek di Nebadon.]


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